Ci sono voluti tre giorni per sapere se Luc Montagnier, 89 anni, premio Nobel per la medicina 2008, era morto davvero o no. Se l’annuncio del decesso – dato dal sito France Soir e ignorato da tutta la stampa transalpina – era solo una delle fake news che pullulano sul web. Adesso sappiamo che è vero, Montagnier è morto la mattina di martedì 8 febbraio all’ospedale americano di Neuilly-sur-Seine, circondato dai figli Jean-Luc, Francine e Anne-Marie. Lo sappiamo non perché la famiglia abbia confermato la notizia, ma perché il comune di Neuilly, interpellato da Libération, ha detto di aver ricevuto il certificato di morte dall’ospedale.
La vicenda è surreale e mostra per l’ennesima volta quanto può essere nefasta – per usare le parole del filosofo Edgar Morin – la "spudorata irrealtà dei social". Tutto ha inizio alle 11 e 42 di mercoledì 9 febbraio, quando France Soir, ex grande quotidiano popolare ridotto oggi a un sito piuttosto controverso, pubblica un tweet in cui annuncia che il professor Montagnier "si è spento serenamente in presenza dei suoi figli. Pace all’anima di questo grande uomo". È l’unico a dare la notizia, mentre la famiglia stranamente tace. Due ore più tardi è il professore Didier Raoult, personalità contestatissima dai colleghi per le teorie sull’idrossiclorochina come rimedio al Coronavirus, ad esprimere dolore per la scomparsa di un "grande uomo che ha servito la scienza e il suo paese". La notizia - vera? falsa? – scatena una tempesta di dubbi, scontri, smentite, insulti. Se il dottor Gérard Guillaume, amico e collaboratore di Montagnier, conferma il decesso, altri lo mettono in dubbio: come mai né i parenti né i giornali ne parlano? "È morto in un silenzio mediatico che lo onora", scrive l’europarlamentare di estrema destra Gilbert Collard. "Si tratta di un’infame calunnia, gli intimi di Montagnier ne smentiscono la scomparsa", replica il sito Check News.
La confusione è totale. Il mistero è fitto e alimenta teorie trasversali di complottisti, No-vax, estremisti di destra, terrapiattisti ed altri fantasisti. C’è chi afferma che il premio Nobel è stato assassinato perché era un No vax e diceva la verità sul pericolo dei vaccini. Chi è convinto che sia morto di Covid. Chi sa per certo che si è nascosto all’estero. Chi aggiunge che la stampa ha avuto l’ordine di tacere, parlando di "panico dentro le redazioni dei media mainstream". Tutto e il contrario di tutto. Su Wikipedia la voce Montagnier viene aggiornata continuamente, ora con la data della morte, ora senza. Sembra di rivivere la storia di Giuseppe De Donno, il padre della terapia col plasma iperimmune, il cui suicidio un anno fa a Mantova venne interpretato come omicidio. E infatti sui social molti tracciano un parallelo tra le due storie: "Tutti morti nell’arco di poco tempo, tutti in ottima salute e guarda caso tutti contro vaccinazione di massa, a favore di cure (esistenti) alternative e contro il Green pass e lo strapotere delle case farmaceutiche".
A cosa è dovuta la circospezione (fino a ieri) della stampa? Probabilmente al fatto che i falsi annunci di morte si sprecano sul net: ne sono stati vittime Bill Gates e Brigitte Macron, Eric Zemmour e François Hollande, l’attrice Emmanuelle Béart e il disc jockey David Guetta, tutti "prematuramente scomparsi" salvo rinascere miracolosamente il giorno dopo. Ne sa qualcosa anche l’autorevole Le Monde, che il 4 maggio 1988 annunciò la "morte per suicidio di Monica Vitti”: per farsi perdonare le fece avere tutti i giorni per un mese un gran mazzo di rose rosse... Logico, dunque, che ci si volesse veder chiaro prima di riprendere l’informazione di France Soir. Peccato che la chiarezza non sia una virtù dei social.
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