Parigi, 18 aprile 2024 - “Il futuro dell’Europa per me può riassumersi in un nome: Mario Draghi". Parla Dominique Moisi, uno dei massimi esperti di geopolitica: consigliere dell’Ifri (Istituto francese di relazioni internazionali), docente all’Università di Harvard, al Collège d’Europe e al King’s College di Londra, autore di libri di enorme successo fra cui La geopolitica delle emozioni e I nuovi squilibri del mondo.
Sponsorizzato dal francese Emmanuel Macron e dal tedesco Olaf Scholz, con in più l’appoggio del presidente Usa Joe Biden, dopo le elezioni di giugno Mario Draghi potrebbe vedersi affidare un ruolo di primissimo piano in Europa. "Non ci sono dubbi: è un leader di grande carisma e solido spessore, come dimostra anche il manifesto programmatico che ha appena presentato a Bruxelles. Con lui l‘Europa può davvero sperare, per la prima volta nella storia, di diventare una grande potenza. Ma ci vorranno molto tempo, molta pazienza e moltissima determinazione".
Si parla di una sua nomina a presidente della Commissione europea, al posto di Ursula von der Leyen, o a presidente del Consiglio d’Europa, al posto di Charles Michel. Secondo lei cosa è meglio per l’Europa? "Per il momento siamo solo nella fase delle ipotesi. Ursula è candidata alla propria successione: non ha demeritato, tutt’altro, ma ha delle difficoltà. Se non ce la facesse, Draghi sarebbe una più che valida alternativa. Ma a me piace forse di più l’altra possibilità: quella che Ursula rimanga al suo posto e che Draghi vada al Consiglio d’Europa. Insieme, con la benedizione di Scholz e di Macron, formerebbero una coppia formidabile". Però tradizionalmente è il presi dente della Commissione che ha più poteri. "Comunque vada, quel che conta è che Draghi ha una visione molto ambiziosa dell’Europa. Possiamo sperare che giochi un ruolo all’altezza delle sue ambizioni. Diciamo che l’Europa ha bisogno di Draghi, e Draghi ha bisogno dell’Europa. La sfida è immensa: una lettura anche superficiale dell’attualità internazionale ci fa capire che la nascita di un’Europa forte non è mai stata così necessaria. Dobbiamo vedercela con la Russia, con la Cina, con gli Stati Uniti sui quali pesa l’incognita Trump che imporrebbe un contrappeso europeo… Senza contare i vari conflitti in corso". E l’Italia, in questo panorama? "Il caso dell’Italia è interessante: è governata dall’estrema destra, ma più ci si allontana da Roma e dalle sue beghe politiche interne, più constatiamo che il governo di Giorgia Meloni si comporta in modo molto molto razionale sul piano delle alleanze geopolitiche". Giorgia Meloni la convince? "Sul piano internazionale le sue scelte sono logiche e razionali, vanno nella direzione giusta, sono in linea con l’immagine che ne hanno i leader principali dell’Europa. Chi invece non mi convince, e che considero come il grande perdente se Draghi avrà il ruolo che mi auguro, è il vostro vicepresidente Matteo Salvini. Ma ‘Dieu merci’ al potere c’è Giorgia Meloni, non Salvini...". Una futura nomina in Europa di Mario Draghi, del quale Macron è il grande sponsor, rafforzerebbe i legami tra Francia e Italia? "Direi senz’altro, è nell’ordine delle cose. Ma l’alleanza franco-italiana non potrà comunque essere sostitutiva di quella franco-tedesca. Occorre moltiplicare le relazioni positive con l’Italia, con l’Olanda, con la Danimarca ed altri paesi, senza tuttavia dimenticare che la coppia Parigi-Bonn, nel quadro delle questioni globali, resta la più forte in Europa".