Venerdì 10 Gennaio 2025
REDAZIONE ESTERI

Perché la Russia sta assediando Pokrovsk. Duro colpo per Kiev

Primo obiettivo raggiunto: la miniera di coke ha chiuso per ragioni di sicurezza: evacuato il personale dagli stabilimenti. Le truppe di Putin sono sempre più vicine a mettere le mani sull’intera area

Roma, 14 gennaio 2025 – C’è una spada di Damocle che aleggia su Zelensky e sull’Ucraina. Un macigno che potrebbe piombare sul tavolo di eventuali e futuri negoziati con la Russia, riducendo i margini di trattativa. 

L’esercito di Putin sta assediando Pokrovsk, città del Donetsk. Mosca concentra le proprie forze su quella che è una provincia strategica, importante snodo logistico per il Paese. E, soprattutto, l’area in cui sorge la miniera del gruppo Metvinvest, cruciale per l’industria siderurgica ucraina. La “situazione è difficile”, hanno ammesso pochi giorni fa le stesse forze di Kiev.

Di oggi la notizia della chiusura della miniera, con la conseguente evacuazione del personale al suo interno. I combattimenti, ormai a ridosso della città, non consentono di proseguire l’attività negli stabilimenti.

Un cartello all'ingreso di Pokrovsk, in Ucraina (Ansa)
Un cartello all'ingreso di Pokrovsk, in Ucraina (Ansa)

"Metvinvest annuncia la sospensione delle operazioni nella miniera di Pokrovsk a causa (...) del deterioramento della situazione della sicurezza", ha dichiarato la società in un comunicato.

Si tratta dell’unica miniera sotto il controllo di Kiev da cui attingere coke, il carbone necessario per produrre acciaio, seconda voce di esportazione per l'Ucraina. Dovesse essere definitiva la chiusura, per l’export ucraino nel settore metallurgico sarebbe una mazzata tremenda.

Secondo i dati diffusi dall’Osw, centro polacco che studia l’area russa, dall’hub di Pokrovsk vengono estratte circa 3,6 milioni di tonnellate di coke all’anno. Una quantità che consente di coprire praticamente tutto il fabbisogno interni. Per dare un’idea: ai livelli pre bellici l’Ucraina produceva 21,2 milioni di tonnellate di acciaio per poi crollare a 6,2 milioni l’anno successivo. L’invasione russa e la distruzione di due importanti acciaierie a Mariupol avevano ridotto a meno di un terzo la capacità di Kiev. Quindi l’apertura di un corridoio nel Mar Nero nel settembre 2023, la possibilità di ripartire con le esportazioni e una situazione che tra il quarto trimestre 2023 e il terzo del 2024 sembrava in miglioramento.  Tanto che si puntava a risalire, grazie al coke estratto da Pokrosvsk, a quota 10 milioni. 

Ma anche l’ultimo bastione produttivo è caduto, con l’avanzata di Mosca che ha costretto Metvinvest a chiudere gli impianti. Ora l’Ucraina potrebbe essere costretta non solo a bloccare le esportazioni, ma anche ad accelerare sulle importazioni. Che al momento sono limitate e concentrate soprattutto dalla Polonia. Senza la miniera nel Donetsk la produzione di acciaio potrebbe ridursi a 2-3 milioni di tonnellate. Secondo le stime dell’Osw il danno complessivo a livello di bilancio potrebbe aggirarsi sui 360 milioni di dollari. Una doccia gelata su un’economia già debilitata da quasi 3 anni di guerra. E che potrebbe indebolire ulteriormente la posizione ucraina, mettendo spalle al muro i leader di Kiev.