Giovedì 26 Dicembre 2024
REDAZIONE ESTERI

Minaccia nucleare Mosca evoca l’incidente "Centrale ucraina a rischio E il vertice Nato è a tiro"

Domani comincia il summit dell’Alleanza atlantica a Vilnius, in Lituania. Il Cremlino: "I leader occidentali dovrebbero occuparsi di Zaporizhzhia. Possono esserci problemi e la città baltica si trova nella zona a impatto diretto".

Minaccia nucleare Mosca evoca l’incidente "Centrale ucraina a rischio E il vertice Nato è a tiro"

di Marta

Ottaviani

Mosca insiste con la minaccia nucleare. Si apre una settimana complessa per quanto riguarda la diplomazia internazionale. Domani, a Vilnius, in Lituania, inizia il vertice Nato più nervoso di sempre, e non solo per gli argomenti all’ordine del giorno. Tra le altre cose, infatti, si discuterà dell’ingresso di Finlandia e Svezia nell’Alleanza atlantica. Su quello di Kiev c’è più cautela nonostante il pressing di Zelensky. L’Ucraina "non è pronta" per entrare nella Nato e nell’Alleanza "non c’è unanimità" sul suo ingresso, che significherebbe "andare in guerra con la Russia", dice il presidente americano Joe Biden in un’intervista alla Cnn. Prima di valutare l’adesione di Kiev deve quindi finire il conflitto. Per rendere tutto più difficile, la Russia ha pensato bene di imporre la sua presenza seppure in modo indiretto. A pensarci è stata la portavoce del Ministero degli Esteri di Mosca, Maria Zakharova, fedelissima fino alla fine del presidente Putin, che alla vigilia dell’importante summit internazionale ha pubblicato un messaggio che suona come un ultimatum. Con buona pace di qualsiasi collegamento con il concetto di diplomazia, la portavoce del Mid ha messo nero su bianco parole dal retrogusto minatorio.

"Dopotutto – ha esordito Zakharova sul suo canale Telegram –, la stragrande maggioranza dei membri dell’Alleanza si troverà nella zona di impatto diretto". Il riferimento è fin troppo chiaro. Vilnius, la sede del vertice Nato, si trova letteralmente a un tiro di schioppo, dalla centrale nucleare di Zaporizhzhia, considerata l’ultima vera arma di deterrenza nelle armi di Mosca, e che una Russia sempre più infastidita potrebbe decidere di utilizzare, anche in ragione delle ultime notizie che arrivano dal Bosforo. La traduzione neanche troppo difficile della dichiarazione della portavoce del Ministro degli esteri russo è: potenzialmente, siete tutti a tiro.

Vilnius sa bene cosa rischia e da qualche giorno a questa parte è stata trasformata in una città-fortezza, come se davvero temesse di essere raggiunta direttamente o indirettamente dalle minacce di Mosca, che però deve necessariamente ricalibrare la sua posizione. Il weekend appena trascorso non è certo stato una passeggiata per il Cremlino. Il presidente della Federazione Russa, Vladimir Putin, rimane orientato verso la guerra di logoramento, certo che prima o poi gli ucraini, e la parte di comunità internazionale che la sostiene si stancheranno. Quello che forse non ha valutato con la necessaria attenzione, è la resilienza dei suoi alleati, vuoi per convenienza, vuoi sotto mentite spoglie.

La Turchia, negli ultimi tre giorni, ha lanciato un messaggio platealmente comprensibile. Ankara continua a essere un battitore libero e a mantenere un’alleanza di facciata con Mosca. Ma nei fatti il presidente turco ha lanciato un chiaro segnale di insofferenza: questo conflitto sta durando troppo per tutti, per i turchi la Russia dovrebbe decidersi a scendere al tavolo delle trattative anche perché l’unica arma che le resta è quella della deterrenza nucleare.

Mosca, razionalmente, è stretta all’angolo fra una comunità internazionale a traino americano che continua a sostenere l’Ucraina e che spera che Kiev possa vincere questa guerra, preferibilmente senza l’impiego di bombe a grappolo targate Usa (come quelle ‘made in Russia’ che sono state utilizzate fin dall’inizio del conflitto), e i suoi ‘azionisti di maggioranza’, ossia Turchia e Cina, che iniziano a capire non solo che questa guerra sta durando troppo, ma anche che l’incaponimento della Russia sulla vittoria potrebbe non essere in linea con i loro interessi nazionali.