Lunedì 10 Marzo 2025
REDAZIONE ESTERI

Milei è il presidente, svolta Argentina

Javier Milei è il nuovo presidente dell'Argentina, dopo che il candidato progressista Sergio Massa ha ammesso la sconfitta. Un'elezione cruciale per il Paese, che festeggia i 40 anni dalla fine della dittatura e che deve affrontare una grave crisi economica.

Milei è il presidente, svolta Argentina

Javier Milei (sopra con la sorella Karina) è il nuovo presidente dell’Argentina. Ancora prima della diffusione dei dati ufficiali, è stato il candidato progressista Sergio Massa ad ammettere la sconfitta: "È stata una campagna lunga, e a tratti difficile. La giornata ratifica una cosa che l’Argetina ha un sistema forte, solido, che rispetta sempre i risultati. Ovviamente i risultati non sono quelli che aspettavamo. Mi sono felicitato con Milei che è il presidente che gli argentini hanno scelto per i prossimi quattro anni". "Da domani la responsabilità di dare delle certezze al Paese è di Milei" ha continuato il candidato peronista, che ha espresso la propria convinzione che il Paese ha bisogno di accordi di largo consenso. Infine, Massa ha annunciato il proprio ritiro dalla vita politica: "Oggi termina una tappa della mia vita, è ora di fare posto alle nuove generazioni”".

Quando erano state scrutinate solo il 30% delle scehde elettorali, il candidato ultraliberista era dato in vantaggio con il 53% dei voi contro il 47% di Massa, Poi l’ammissione della sconfitta da parte del candidato progressista anche se mancano ancora dati ufficiali ed exit poll. "Disponiamo di dati preliminari che ci danno fiducia – avevano detto con cautela i portavoce de La Libertad Avanza alla chiusura dei seggi elettorali– , ma dobbiamo aspettare i risultati. In Argentina comincia un cambiamento". Una temperatura confermata anche dal messaggio euforico che l’ex presidente Mauricio Macri e Patricia Bullrich, la candidata di Insieme per il cambiamento (di centrodestra), rimasta fuori dal ballottaggio e che ha dato il suo sostegno a Milei, hanno inviato a tutti gli osservatori dei seggi elettorali dichiarandosi "molto soddisfatti" del lavoro svolto. Anche i genitori del candidato, che lo hanno raggiunto all’Hotel Libertador nel centro di Buenos Aires, hanno riferito di averlo sentito "molto contento".

Un’elezione cruciale per il Paese arenato in una delle crisi economiche più gravi della sua storia, e che proprio nel giorno dell’insediamento del nuovo governo - il 10 dicembre – festeggia i quarant’anni dalla fine della dittatura. Uno snodo storico, tra la rabbia di chi non riesce ad arrivare a fine mese e la paura di chi teme una nuova ondata autoritaria.