Kiev, 1 aprile 2023 - "Sono stato messo agli arresti domiciliari". Così il metropolita Pavel del monastero delle Grotte di Kiev (Kyiv-Pechersk Lavra) ha annunciato oggi l'ennesimo capitolo della battaglia che da mesi ha spaccato la chiesa ortodossa ucraina. Il Kyiv-Pechersk Lavra (dichiarato dall’Unesco patrimonio dell’umanità nel 1990) è infatti rimasto fedele al patriarca Kirill, leader della chiesa russa e stretto alleato del presidente russo Vladimir Putin. Ma chi è il controverso vicario del monastero di Pechersk Lavra (di cui è a capo dal 1994), accusato di aver "offeso i sentimenti religiosi degli ucraini" e aver "giustificato l'aggressione della Federazione russa"?
Il metropolita Pavel con il gusto per il lusso
Proprio come il russo Kirill, anche il 61enne metropolita Pavel Lebid dimostra di apprezzare il lusso. Il sito di notizie indipendente bielorusso Nexta non ha risparmiato ironie sul look con cui si è presentato oggi in aula per difendersi dalle accuse mossegli da Kiev. "Niente di strano, solo 'Pasha Mercedes' (soprannome affibbiato al religioso dai suoi detrattori perché si muove solo su auto di lusso) con una sciarpa Louis Vuitton. Non si sa quanto costi un simile accessorio di abbigliamento, ma si conoscono le tariffe approssimative del marchio", scrive Nexta su Twitter allegando una foto dell'archimandrita prima di essere portato da agenti dei servizi ucraini davanti al magistrato per l’interrogatorio. Lo stesso sito subito dopo posta anche un'altra immagine evidenziando l'orologio che ha al polso: un Patek Philippe Calatrava.
Le accuse
I servizi di sicurezza ucraini (Sbu) affermano di aver raccolto prove fondate riguardo al coinvolgimento del metropolita Pavel nell'incitamento all'inimicizia religiosa, giustificando e negando l'aggressione armata russa contro l'Ucraina. "Secondo le indagini, il religioso nei suoi discorsi ha ripetutamente insultato i sentimenti religiosi degli ucraini, sminuito le opinioni dei credenti di altre fedi e ha cercato di creare atteggiamenti ostili nei loro confronti", afferma la procura generale di Kiev. Il superiore del monastero si è difeso sostenendo che il suo "è un caso politico". "Non sono mai stato dalla parte dell'aggressione – ha detto difendendosi durante l’interrogatorio, senza però mai citare esplicitamente la Russia –. Sono contro l'aggressione. E ora mi trovo in Ucraina. Questa è la mia terra".
Nonostante questo il religioso, che dal 2014 si è schierato contro le operazioni ucraine nel Donbass, è stato posto ai domiciliari per due mesi dal tribunale distrettuale Shevchenkovsky di Kiev.
Kiev contro la chiesa ortodossa ucraina filorussa
Il 29 marzo si è svolto l'ultimo servizio religioso al Kyiv-Pechersk Lavra officiato dal metropolita Pavel, dopo che il 10 marzo il ministero della Cultura ucraino aveva notificato ai monaci filorussi di dover liberare l'edificio perché l'accordo del 2013 che ne consentiva l'uso gratuito era in fase di risoluzione. Secondo il ministero, il monastero "ha violato i termini dell'accordo sull'uso dei beni demaniali". A novembre dell'anno scorso il servizio di sicurezza ucraino aveva dichiarato di aver fatto irruzione nel monastero per contrastare le sospette "attività sovversive dei servizi speciali russi" nel Paese.
La chiesa ortodossa ucraina ha tagliato i rapporti con Mosca e ha dichiarato la "piena indipendenza" a maggio del 2022.