Martedì 24 Dicembre 2024
GIOVANNI PANETTIERE
Esteri

Coronavirus e ritorno a messa, Europa a macchia di leopardo

Polonia e Ungheria sono stati i primi Paesi a ripartire. La Francia proroga il divieto di culto a porte aperte almeno fino a metá giugno. Regno Unito e Irlanda in alto mare

Coronavirus, una messa in Polonia (Ansa)

Roma, 10 maggio 2020 - Se la Francia sará l'ultima a tornare a messa dopo il lockdown, Irlanda e Regno Unito navigano ancora a vista. A poco più di una settimana da lunedì 18 maggio, data fissata in Italia per la ripresa delle celebrazioni eucaristiche partecipate dall'intero popolo di Dio (nel solco della riforma conciliare), anche gli altri Paesi europei si attrezzano per riaprire del tutto le chiese o continuano il loro cauto ritorno alla situazione anteriore all'emergenza Covid 19.

Da noi, alla luce di un tormentato accordo fra l'episcopato e il governo, gli ingressi in chiesa saranno ridotti, dei volontari regoleranno entrate e uscite, chi ha la febbre dovrá starsene a casa. Andrá osservata anche  la distanza interpersonale di almeno un metro, obbligatorio l'uso delle mascherine, niente scambio della pace e soprattutto l'ostia consacrata verrá distribuita dal prete, dotato di guanti, esclusivamente sulle mani dei fedeli. Stesse restrizioni per battesimi, matrimoni, funerali. Fin qui l'Italia e all'estero che cosa sta succedendo? A passare in rassegna i vari contesti ecclesiali europei ci ha pensato la rivista 'Il Regno', consegnando ai lettori un panorama dettagliato e alquanto disomogeneo.

I primi a rimettersi sulle panche sono stati Polonia e Ungheria, una settimana fa. Anche qui il distanziamento sociale è d'obbligo, così come l'adozione delle mascherine. Per la verità nella terra natale di Wojtyla i sacerdoti celebranti ne sono esentati. I vescovi magiari, che hanno redatto di proprio pugno le norme di comportamento per la Fase 2, manifestano una qualche preoccupazione per la salute degli anziani. A questi consigliano di seguire le funzoni a domicilio, via radio, tv o Internet, nella consapevolezza che siano loro i piú esposti alla pandemia. In Slovenia, invece, le cerimonie religiose possono essere nuovamente celebrate a porte aperte dallo scorso 4 maggio. Sono attese nei prossimi giorni le linee guida anti-contagio dell'episcopato. Per ora non si prescinde dalle mascherine, né dalla disinfezione delle mani all'ingresso in chiesa.

La tutela della salute pubblica nella Germania federale spetta ai Land. Ne consegue che in alcuni Stati (Sassonia, Turingia, Berlino, Baviera) l'Eucarestia partecipata dall'intero popolo di Dio è giá realtá, in altri si ripartirá a breve. I protocolli di sicurezza impongono almeno un paio di metri di distanza tra i fedeli e accessi a ranghi ridotti. In Baviera le parrocchie sono chiamate ad attrezzarsi con una sorta di servizio d'ordine per scongiurare assembramenti in chiesa. Durante la messa il prete deve tenere d'occhio l'orario, non potendo la cerimonia scavallare la durata di sessanta minuti. Molto particolareggiate le norme approntate dalla Conferenza episcopale austriaca. Nel Paese alpino le liturgie saranno possibili a partire da venerdì. La messa si terrá la domenica, nei giorni feriali si avrá la sola Liturgia della Parola. Quale che sia il culto, in Austria ogni partecipante dovrá avere a disposizione almeno dieci metri quadrati della chiesa, con un distanziamento sociale pari a due metri, come minimo. Anche i bambini dai sei anni in su avranno l'obbligo della mascherina. Lo stesso dispositivo dovrá essere indossato dal prete che, prima di dare la particola (mantenendosi alla massina distanza possibile dal fedele), è tenuto a disinfettarsi le mani. Per velocizzare le operazioni, al momento della ricezione dell'ostia, saranno omesse le formule di rito 'Il corpo di Cristo' e 'Amen'.

In Grecia, a causa della clausura forzata, sono rimaste blindate anche le porte delle chiese. Per questo persino le preghiere individuali (sempre possibili in Italia sin dall'inizio della stretta anti-Covid 19) erano state interdette. Da una settimana è possibile entrare in chiesa individualmente, mentre da domenica riprenderanno le messe. Da est a ovest del continente, la Spagna si prepara a un graduale ritorno alla normalitá, passata la fase piú dura della pandemia. Da domani spazio al culto pubblico, anche se con un numero ristretto di fedeli (sarà possibile utilizzare solo il 30% dei posti disponibili), fermo restando l'osservanza delle regole di distanziamento sociale. Dal 24 maggio le chiese potranno essere riempite fino alla metá della loro capienza regolare.

Come accennato, la Francia sará l'ultima a ripartire. Il governo, che ha esteso lo stato di emergenza sanitaria fino al 24 luglio, ha ipotizzato un ritorno ai riti pubblici a partire da metá giugno. Al momento, però, manca una data certa. Acnhe per questo si è scatenata la dura reazione di una sessantina di deputati che hanno denunciato la violazione della libertá di culto da parte del presidente Macron.

Ancora piú complessa la situazione nel Regno Unito. Qui il tragico record di decessi (oltre 36mila) non permette di ragionare concretamente sul ritorno al culto pubblico. La Camera dei vescovi anglicani ha comunque lasciato alle singole diocesi la possibilitá di discernere su una possibile trasmissione dei riti in streaming dalle singole chiese. Nella vicina Irlanda l'emergenza sanitaria è meno pesante (oltre 22mila casi; poco piú di 1.400 vittime). La Fase 2 ha avuto inizio il 4 maggio, come in Italia, e, sempre sulla falsariga del nostro Paese, nell'immediato non si è pensato di disciplinare il ripristino delle messe a porte aperte. Questo ha lasciato interdetti i leader religiosi che hanno sottoscritto una nota critica verso l'esecutivo, riconoscendo tuttavia come "in questo momento non sarebbe opportuno considerare un pieno ritorno alle funzioni pubbliche, a parte quelle funebri con un numero limitato di persone". Non proprio gli stessi accenti dell'arcinoto comunicato Cei in risposta al decreto Conte di fine aprile. Nessuna "compromissione della libertá di culto" in Irlanda, evidentemente. E di conseguenza nessun intervento 'mitigatore' di papa Francesco.

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