Roma, 27 marzo 2024 – L’Italia non abbocca alla propaganda di Putin. E non molla la sua linea – che è quella dell’America e dei grandi Paesi europei – di sostegno all’Ucraina fino a che non si potrà raggiungere non una pace purchessia, ma una pace giusta. La presidente del Consiglio Giorgia Meloni, ospite del programma ‘Fuori dal coro’, in onda stasera su Rete 4, prima di partire per il Libano ha messo nuovamente i puntini sulle ’i’.
"Come sappiamo – ha detto la premier smentendo le ricostruzioni complottiste care al Cremlino – l’attentato a Mosca è stato rivendicato dall’Isis e quindi si può dare la colpa a chi si vuole, quando si fa propaganda, ma c’è qualcuno che ha dichiarato: ‘Siamo stati noi’. E del resto le modalità sono quelle che noi conosciamo, non vedo come un attentato del genere potrebbe aiutare l’Ucraina o l’Occidente. E penso che anche noi dobbiamo fare attenzione a una certa propaganda perché, anche rispetto al tema guerra mondiale, una cosa che io continuo a rispedire al mittente è l’idea secondo la quale chi cerca di aiutare l’Ucraina vuole la guerra e quasi quasi i russi che l’hanno invasa sono quelli che vogliono la pace".
Meloni è ancora convinta che se l’Occidente serra le fila e tiene, può ancora costringere Putin a più miti consigli. "Quello che Putin aveva in testa – ricorda – era una guerra lampo che gli avrebbe consentito di invadere l’Ucraina in qualche giorno e se questo fosse accaduto, temo che non si sarebbe fermato. Quindi quello che fa chi cerca di aiutare l’Ucraina è allontanare la guerra rispetto alla possibilità che arrivi nel cuore d’Europa. Lo abbiamo fermato lì e secondo me, se non molliamo, lo costringiamo anche a sedersi a un tavolo delle trattative per cercare una pace giusta".
“Con la Russia – ha aggiunto, dialogando con il conduttore – io penso che si debba essere muscolari nei fatti e non negli atteggiamenti e penso che converrà con me che in due anni di guerra, lei non mi abbia mai sentito utilizzare certi toni: sulle cose serie si deve reagire in modo serio. Non ho condiviso per esempio – si è tolta un sassolino dalla scarpa – le parole di Macron, l’ho detto anche a lui, non le condivido e sono anche io convinta che si debba fare attenzione ai toni che si usano. Questo non vuol dire che non si debba fare ciò che è giusto fare".
Meloni è poi volata in Libano, dove alle 19,30 si è incontrata col presidente del Consiglio, Najib Mikati, con il quale ha avuto poi una cena informale presso la sua residenza. Nei colloqui con il premier libanese Meloni, secondo fonti italiane, ha rinnovato l’impegno italiano per la stabilità del Libano e il sostegno ad ogni attività di de-escalation nel breve e medio termine, che portino alla piena applicazione della risoluzione Onu 1701, inclusa la demarcazione del confine israelo-palestinese. "Bisogna evitare una escalation al confine con Israele", ha detto a Mikati. Tra gli altri temi anche quello dell’immigrazione e della possibilità di coordinare le politiche contro l’immigrazione irregolare e per approfondire l’emergenza rifugiati che affligge il Libano.
Oggi sarà la volta della visita alla base dell’Unifil, a Shama, dove si trova il contingente italiano. Ieri sei persone sono state uccise in un raid israeliano nel sud del Libano, non lontano dalla base militare di Naqura, sede del quartiere generale di Unifil, a 11 chilometri da Shama.