Roma, 27 luglio 2023 – La presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, è partita alla volta degli Stati Uniti, dove oggi incontrerà il presidente americano, Joe Biden. I temi sul tavolo sono tanti, primo fra tutti, rassicurare il numero uno di Washington che la politica estera filo-cinese propria dei governi Conte è solo un lontano ricordo.
La Casa Bianca ha fatto sapere di non avere chiesto nulla, ma il memorandum è in scadenza e non rinnovarlo equivarrebbe a una scelta di campo ben precisa. "Sarà l’Italia a decidere se e quando lasciare la Via della Seta", ha detto il portavoce del Consiglio per la sicurezza nazionale Usa, John Kirby, in un briefing con la stampa. "È chiaro che sempre più Paesi nel mondo sono arrivati alla conclusione che gli accordi con la Cina sono pericolosi", ha sottolineato. In gioco, però, c’è anche dell’altro, nello specifico, le relazioni bilaterali fra Italia e Stati Uniti e come questi due Paesi riusciranno a operare in modo sinergico nelle tre aree principali di tensione internazionale, ossia l’Ucraina, l’indopacifico e l’Africa, senza dimenticare il tema cruciale delle migrazioni.
Ma, per prima cosa, c’è il rapporto fra Roma e Pechino. "Il clima rispetto agli anni scorsi è cambiato – spiega al QN Andrew Spannaus, analista, direttore di Transatlantico.info e autore del podcast House of Spannaus –. Gli americani hanno una nuova politica industriale. Gli Usa chiedono un passo indietro sul memorandum, ma l’atteggiamento nei confronti di Pechino è cambiato. L’amministrazione Biden ha aggiustato un po’ il tiro negli ultimi anni. Non si chiede più di staccarsi dall’economia cinese, ma si spinge su aree di interesse per l’Occidente e su settori che si considerano strategici".
La presidente Giorgia Meloni sembra essersi incanalata perfettamente in questa nuova fase della politica americana e aver colto tutte le opportunità che ne possono derivare. L’obiettivo è quello di porre l’Italia al centro della politica mediterranea per quanto riguarda i rapporti con l’Africa, soprattutto con i Paesi ad alta emigrazione, non solo per frenare i flussi, ma anche per promuovere una politica di sviluppo di questi territori, non predatoria e in controtendenza rispetto a quella applicata dalla Cina e, per altri versi dalla Russia.
Da Washington, nei confronti del cosiddetto ‘Piano Mattei’ sono arrivati segnali di apprezzamento. E anche l’agenda internazionale sembra remare a favore del governo italiano. Nel 2024, il G7 sarà a guida italiana. Roma e Washington dovranno lavorare fianco e fianco. Motivo in più per rilanciare l’alleanza su nuove basi. Rimane da capire cosa chiederà in cambio la premier. "Ci sono molte aree – spiega ancora Spannaus – che sono strategiche per il futuro. Si pensi solo ai semiconduttori e all’intelligenza artificiale. Settori importanti in termini di privacy e di sovranità, oltre a rappresentare un grande investimento sul lungo termine. Il punto è stabilire quali siano le aree da tenere al riparo dalla concorrenza cinese e dove mettere dei paletti forti. In questo contesto sicuramente l’Italia, rinunciando a qualcosa, può cercare di aumentare ancora di più una collaborazione che già esiste in settori tecnologici e della difesa".
L’Italia deve dunque trovare una sua terza via per quanto riguarda il rapporto con Pechino, che rimane un partner imprescindibile con il quale, stando a quanto trapela da fonti diplomatiche deve prevalere un rapporto ‘equilibrato’ e un ‘dialogo responsabile’. Resta il fatto che la Cina non è certo entusiasta di questo nuovo corso della politica estera italiana. Il punto è cosa potrà fare per manifestare concretamente la sua irritazione.