Sabato 19 Ottobre 2024
GIOVANNI PANETTIERE
Esteri

Meloni in missione a Beirut: "Solo con l’Unifil ci sarà la pace"

La premier chiede un cessate il fuoco di 21 giorni: "Ucciso Sinwar, Israele faccia uno sforzo". Summit in Giordania con il re Abdullah II. Colloquio sull’emergenza umanitaria nella Striscia di Gaza.

Meloni in missione a Beirut: "Solo con l’Unifil ci sarà la pace"

La presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha assicurato il pieno sostegno dell’Italia al Libano del premier. Najib Mikati

Unifil non si tocca, l’Italia non si sfila il casco blu e anzi spinge per saldare la presenza militare delle Nazioni Unite sul confine fra Libano e Israele nell’ottica di una rapida pacificazione dell’area. La premier Giorgia Meloni da Beirut, seconda tappa dopo Amman della sua missione in Medio Oriente, mette in chiaro la linea del governo, non senza rinunciare a riavvolgere il nastro della cronaca degli ultimi giorni contrassegnata dai colpi e dalle incursioni di Tel Aviv contro i soldati Onu. "Considero inaccettabile attaccare l’Unifil e chiedo, ancora una volta, che tutte le parti facciano ogni sforzo per garantire in ogni momento la sicurezza dei militari – è ferma la condanna della presidente del Consiglio nel corso delle dichiarazioni congiunte alla stampa con il premier libanese Najib Mikati –. Sono pertanto convinta che Unifil debba essere rafforzata. Solo in questo modo si potrà voltare pagine, dobbiamo tornare alla missione originale di Unifil".

Tradotto, pur se assicura che non è previsto al momento un incremento del nostro contingente, Meloni gioca di sponda con il suo omologo libanese, sostenendo la necessità di una piena applicazione della risoluzione del Consiglio di sicurezza Onu 1.701: a sud del fiume Litani non deve esserci altra presenza militare se non quella dell’Unifil e delle Laf, l’Esercito regolare libanese, che l’Italia s’impegna a rafforzare per controbilanciare lo strapotere di Hezbollah. Parole che consentono alla premier di passare all’incasso con Mikati che ringrazia per la presenza militare italiana nel suo Paese, sfodera un fermo niet alle minacce di Tel Aviv ai danni dei caschi blu e respinge ogni interferrenza dell’Iran nei negoziati per rimettere in sicurezza il confine fra Libano e Tel Aviv.

A Beirut Meloni porta in dote la richiesta "di un cessate il fuoco di ventuno giorni", con la precisazione che ora è necessario "uno sforzo" da parte d’Israele nella consapevolezza che la scomparsa del leader di Hamas, Yahya Sinwar, "può offrire la finestra per una stagione nuova, una finestra che deve essere colta da parte israeliana". Anche per questo, e soprattutto per scongiurare nuovi attacchi alle basi Unifil, la presidente del Consiglio riferisce che, a conclusione del viaggio in Libano, telefonerà a Benjamin Netanyahu.

Ma, intanto, mentre l’esercito israeliano avanza oltre la frontiera – è di ieri la notizia che Tel Aviv ha richiamato un’ulteriore brigata di riservisti per "missioni operative" nel nord di Israele, a ridosso del confine con il Libano – sono circa 1.200 soldati italiani in prima linea nell’ambito della missione Onu. La premier a Beirut incontra i loro alti ufficiali, rammaricandosi di non potersi recare, per ragioni di sicurezza, nella base in cui sono dislocati gli stessi caschi blu italiani. Nei suoi incontri Meloni si è soffermata sull’emergenza degli sfollati libanesi, ricordando i recenti ulteriori 17 milioni di euro di aiuti umanitari stanziati dall’Italia e impegnandosi, a fronte anche della presidenza italiana del G7 fino alla fine dell’anno, a portare il tema a livello europeo e internazionale, Questa emergenza si unisce a quella dei rifugiati siriani, su cui l’Italia continuerà a impegnarsi, anche in seno all’Unione Europea, per creare le condizioni per un ritorno volontario, sicuro, dignitoso dei profughi.

Prima di approdare in Libano, Meloni si è recata in Giordania per promuovere una descalation nell’intero Medio Oriente, in particolare nella Striscia di Gaza ridotta alla fame dai bombardamenti delle forze israeliane. Ricevuta da re Abdullah II, ha discusso della situazione nell’area e degli sforzi comuni per un cessate il fuoco a Gaza e il rilascio degli ostaggi israeliani in linea con la risoluzione delle Nazioni Unite 2735, ribadendo, tra l’altro, la necessità di un processo politico che conduca alla soluzione dei due Stati.