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L'incontro fra Giorgia Meloni e Joe Biden
È stata accolta con grande calore. Non un atto di sola galanteria per la leader di Fratelli d’Italia, ma con deputati e senatori sorridenti e molto interessati a scoprire chi c’è dietro le parole e le convinzioni della giovane premier italiana, che per la prima volta mette piede al Congresso di Washington e alla Casa Bianca. E se i repubblicani potrebbero inquadrarla anche nella prospettiva di un ritorno di Trump nel 2024, dal momento che con l’ex presidente lei si era sentita in sintonia, i democratici la stanno sicuramente pesando e studiando per quello che può continuare a fare con Biden soprattutto se l’attuale e anziano presidente verrà rieletto per un secondo mandato. Insomma una missione utile, strategica in questo momento, ma anche difficile con le elezioni europee e americane alle porte, il nodo spagnolo che potrebbe ribaltare i difficili equilibri di Bruxelles e la presidenza dell’Italia al G7 dell’anno prossimo.
L’incontro con i senatori e il capi delle commissione esteri è durato quasi 50 minuti e la Meloni ha espresso con grande chiarezza la linea del governo a fianco dell’Ucraina contro l’invasione russa di Putin. Al senatore democratico Menendez, presidente della commissione, ha confermato il forte coinvolgimento dell’Italia nel Mediterraneo e in Africa.
Poi l’incontro con Joe Biden. "In tempi difficili sappiamo chi sono i nostri amici e credo che le nostre nazioni – ha esordito la premier – abbiano dimostrato che possono contare l’una sull’altra più di quanto qualcuno pensasse. Le nostre relazioni sono storicamente forti, superano i governi e restano solide indipendentemente dal colore politico".
La premier italiana, che ha incassato valutazioni positive degli analisti americani per la sua lenta ma percettibile conversione al centro, presentandola come una leader conservatrice ma moderata, ha illustrato a tutti il suo "piano per l’Africa" ma ha anche aggiunto che "è fondamentale per il mondo intero stare al fianco dell’Ucraina".
La stessa premier (che non incontra simpatie in Usa perché la ritengono poco attenta ai diritti Lgbtq+) è rimasta colpita dall’accoglienza ricevuta nella "culla della democrazia". La sua leadership, dopo la fascinazione americana, avrà potenzialmente modo di espandersi soprattutto con la presidenza del G7 nel 2024 e soprattutto con un Biden col quale ha feeling e potrebbe appoggiarsi a lei in Europa, proprio per moderare le posizioni della destra estrema all’ungherese e non compromettere i risultati raggiunti col vistoso potenziamento della Nato.
Quello di cui non si parla apertamente in queste ore a Washington è praticamente la non ufficiale richiesta di divorzio dal patto economico industriale con la Cina, perché diplomaticamente violerebbe l’indipendenza delle scelte politiche di un singolo paese. Meloni si trova a dover onorare un contratto in scadenza voluto da un governo precedente, ma che non piace e forse imbarazza in questo momento Europa e Usa, soprattutto dopo lo spostamento di Xi verso un asse con Mosca negli equilibri economico-politici, se non addirittura militari di fronte alla guerra in corso a Kiev
La ricerca di un compromesso, magari all’italiana, che lasci spazio agli investimenti privati in Cina (come del resto fanno gli americani con Tesla e Microsoft) e non menzioni più vincolanti e soffocanti alleanze di governo fra Roma e Pechino, potrebbe essere la base per una revisione pragmatica e al ribasso, se non un vero annullamento dell’intesa con Xi. Su questa rottura, magari in cambio di qualche vantaggio in più sugli scambi Usa-Italia, forse Biden ha premuto a quattrocchi con Meloni sui divani chiari dello Studio Ovale, prima che entrassero le delegazioni al completo dei due Paesi per gli incontri formali.