Roma, 9 novembre 2024 – Di viaggi internazionali il capo dello Stato ne fa, come è ovvio, molti. Quello che rende particolarmente importante la visita ufficiale di questi giorni è sia la destinazione, la Cina, che il momento: la fase di sospensione in attesa di capire cosa farà il prossimo presidente degli Stati Uniti. Appare chiara l’intenzione di Mattarella di coinvolgere Pechino nella ricerca di un nuovo equilibrio sui due fronti resi più nevralgici dall’incognita Donald: la guerra, specie quella in Ucraina, e i dazi. Come “fanno gli amici”, è schietto: “La Cina è uno dei protagonisti fondamentali della vita internazionale”. Per questo motivo “deve far uso della sua grande autorevolezza adoperandosi per porre termine alla brutale aggressione russa all’indipendenza e all’integrità territoriale dell’Ucraina per arrivare a una pace giusta”.
A prima vista sono temi che ha già trattato più volte, ma la richiesta sottesa è che Pechino si stacchi da Mosca per svolgere un ruolo di pacificazione: “Non è pensabile che un membro permanente del consiglio di sicurezza Onu violi, come ha fatto la Russia, le norme del diritto internazionale usando la forza contro il suo vicino”. La stessa mediazione se la augura per il Medio Oriente: “Confido che la Cina vorrà aggiungere la sua voce per fermare la spirale di violenza”. Della serie: il paese del Dragone invoca uno schema multilaterale nella scacchiera internazionale, entri in partita. Riconoscendo anche la necessità di “mantenere libero e sicuro il transito navale” nel Mar Rosso.
In seguito al cambio della guardia a Washington, l’eventualità di una totale vittoria di Putin e di un inasprirsi del conflitto mediorientale è il primo allarme. Ma la stabilità finanziaria mondiale è il secondo. Uno dei principali obiettivi del viaggio è gettare le basi per una nuova articolazione dei rapporti commerciali tra i due paesi dopo l’uscita dal Memorandum della via della Seta, in seguito alle pressioni americane. Cina e Italia sono accomunate da una cultura millenaria che ha in Marco Polo il fil rouge di cui entrambi i paesi vanno fieri: ecco perché Mattarella sceglie l’occasione offerta dalla lectio magistralis all’università Beida di Pechino per rilanciare il tema scottante dei dazi. “È giunta l’ora che la Cina rimuova le barriere che ostacolano l’accesso al mercato cinese di prodotti italiani di eccellenza”, sottolinea reduce dall’inaugurazione della cattedra di studi italiani, finanziata dalla fondazione Agnelli e affidata come primo titolare a Romano Prodi, presente nella sala gremita di docenti e studenti assieme a John Elkann e Pier Ferdinando Casini, presidente onorario del forum filantropico Cina-Italia. Il suo bersaglio? Ritarare il flusso di scambi. Nel 2022 l’interscambio è stato pari a 73,9 miliardi di euro ma le esportazioni italiane in Cina hanno raggiunto solo i 16,4 miliardi mentre le importazioni sono oltre il triplo. Così, qualche ora prima si raccomandava con il premier Li Qiang: “C’è l’esigenza di un riequilibrio nello sviluppo dei rapporti commerciali di importazione-esportazione”. Un tema al centro del colloquio di venerdì con il presidente Xi Jinping. “Con lui piena sintonia e valutazioni convergenti”, assicura al presidente dell’Assemblea del popolo, Zhao Leji.
La preoccupazione per l’incognita Trump si riaffaccia quando Mattarella cita la minaccia di un ritorno al protezionismo: “Nessuno vuole in Europa una nuova stagione di protezionismo”. I mercati aperti, chiosa, “sono un antidoto alla guerra”. Stavolta sono in ballo gli interessi di tutta l’Europa. Il capo dello Stato mira a costruire rapporti che permettano di fare della Cina un partner economico forte della Ue, necessità tanto più urgente a fronte del possibile neo protezionismo americano, evitando che la battaglia sulle auto elettriche esondi su altri settori.
Si tratta di una missione diplomatica a tutto tondo, non a caso è affiancato dal ministro degli Esteri, Antonio Tajani. Un ostacolo però c’è, e Mattarella non chiude gli occhi: la situazione dei diritti civili. “Ci sono questioni complesse, che riguardano tutti noi. Tra queste la tutela e la promozione della dignità di ogni persona”. La visita si prolungherà fino a martedì, ma la parte essenziale si è conclusa. Con piena soddisfazione, almeno in superficie: di nuova “fase storica” parlano i cinesi. Ma che i discorsi di questi giorni si mutino in atti concreti anzi in scambi commerciali è da vedere.