
Mattarella al Parco della Pace di Hiroshima Sullo sfondo, il ‘Padiglione della bomba’, rimasto in macerie come era dopo l’esplosione
di Alessandro d’Amato
La memoria è resistenza contro l’ignoranza. Le atrocità di Hiroshima e Nagasaki sono un monito per l’umanità intera. Ma non hanno impedito il ritorno di "irresponsabili retoriche di conflitto". Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella parla all’Associazione dei sopravvissuti di Hiroshima di "minacce di ricorso agli ordigni nucleari" che vengono "pronunciate con sconsideratezza inquietante" e indica chiaramente "la Federazione Russa", che "si è fatta promotrice di una rinnovata e pericolosa narrativa nucleare, a cui si aggiungono il blocco dei lavori del Trattato di Non Proliferazione, il ritiro dalla ratifica del Trattato sulla messa al bando totale degli esperimenti nucleari", oltre alle minacce all’Ucraina.
IL MEMORIALE DELLA PACE
Dopo aver deposto una corona di fiori al Memoriale della Pace che ricorda l’esplosione della bomba atomica americana sulla città, il Capo dello Stato dice che il monumento "con il suo braciere rivolto al cielo è simbolo universale, ovunque riconoscibile, della furia distruttrice dell’uomo e, al contempo, di resilienza". Poi, chiamandoli con il loro nome giapponese Hibakusha (sopravvissuti alla bomba), ricorda l’assegnazione del Premio Nobel per la pace per il 2024 e ringrazia i membri dell’associazione "per aver sottolineato che l’orrore da voi vissuto deve rimanere unico, tragico, spartiacque nella Storia". Dice che "in questa area del mondo che ha così sofferto appare imperdonabile l’atteggiamento della Corea del Nord" e chiede a Pyongyang di "abbandonare il suo programma atomico".
LA MINACCIA NUCLEARE
Oggi, riflette Mattarella, ci sono "retoriche di conflitto irresponsabili" e si vagheggia persino "di armare lo spazio extra atmosferico, sottraendolo a una cooperazione pacifica a beneficio di tutti", mentre "il tabù nucleare - pilastro nei rapporti internazionali per decenni - viene eroso, pubblicizzando l’esistenza di armamenti atomici di cui si sottolinea la portata “limitata”". Ma, dice il presidente, "la Repubblica italiana condanna fermamente queste pericolose derive" e "le potenze nucleari, soprattutto i membri permanenti del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite (Stati Uniti, Regno Unito, Francia, Russia e Cina, ndr), non possono esimersi dal rispettare gli obblighi che hanno concorso a definire".
L’ITALIA E IL GIAPPONE
Proprio l’Italia e il Giappone, aggiunge l’inquilino del Quirinale, "al termine di una guerra disastrosa, di cui sono stati, purtroppo, corresponsabili" hanno saputo "contribuire alla ricostruzione di un ordine internazionale fondato su regole condivise e valide per tutti". Per questo oggi non è immaginabile "essere corresponsabili di un ritorno a criteri di scontri imperialistici che contraddicono il faticoso cammino compiuto dall’umanità negli ultimi ottant’anni". Roma è "convinta che un multilateralismo efficace sia il miglior presidio per la pace". Ma anche se "il dialogo strategico ha fin qui evitato un nuovo Olocausto nucleare", bisogna "impedire che la logica dello scontro porti ad imboccare sentieri che portano a indicibili sofferenze".
TAJANI E LE TRUPPE
In Italia tiene ancora banco il negoziato di pace in Ucraina. "Non abbiamo mai pensato di mandare truppe italiane in Ucraina, non abbiamo mai pensato di partecipare a missioni dell’Ue o della Nato". Lo ha detto il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, intervenuto ieri a margine di un evento di Forza Italia ad Ancona. "A parte che è troppo presto, ma se si deve avere una presenza di forze militari di peacekeeping , credo che debba esserci la bandiera delle Nazioni Unite e una decisione del Consiglio di Sicurezza, che impegna anche Russia e Cina".