Roma, 3 marzo 2024 – Ammiraglio Giampaolo Di Paola, già capo di Stato maggiore della Difesa e Ministro della Difesa, Francia, Germania e Grecia hanno già ratificato la missione militare Ue Aspides, mentre da noi l’iter parlamentare inizia solo domani al Senato. Non è che stiamo prendendo la cosa alla leggera?
"Io non posso giudicare i tempi e i modi nei quali il nostro sovrano Parlamento decide di affrontare la questione. Pur tuttavia sono, diciamo, piuttosto sorpreso: dopo che il governo italiano si è battuto per avere il comando tattico della missione, onestamente mi sarei aspettato un percorso più rapido in Parlamento".
L’Italia, come lei ricordava, avrà il comando operativo della missione Aspides. Questo ci espone a rischi aggiuntivi?
"Non direi. Dal punto di vista degli Houthi non cambia nulla. Chi ha navi in zona è comunque un potenziale obiettivo".
Le regole d’ingaggio prevederanno, oltre all’autoprotezione delle navi militari impiegate, anche la difesa del principio di libera navigazione. Di tutti?
"Certo, non solo delle navi battenti bandiera italiana o europea. Di qualunque nave passi in zona. Ed è sacrosanto".
Secondo lei è sufficiente, per far fronte alla minaccia, il numero di navi, quattro, che saranno schierate nel dispositivo Aspides?
"La zona dove ci sono stati e ci sono gli attacchi, sia nel golfo di Aden sia nella parte meridionale del Mar Rosso, è molto vasta. Il numero annunciato mi sembra quindi problematico, sottodimensionato. Però c’è da dire che al di là della missione Aspides ci saranno altre navi, specialmente quelle del dispositivo anglo-americano, che saranno coordinate con la missione europea. Quindi se è vero che Aspides ha un numero ridotto di navi, il lavoro che sarà fatto assieme alle altre marine consentirà di operare efficacemente".
Quanto efficacemente? Cosa dobbiamo attenderci?
"Io credo che ci sarà una riduzione dell’efficacia degli attacchi. Ovviamente, più mezzi ci saranno, più alta sarà la capacità di difesa".
È stato corretto, nel difendersi dal drone lanciato sabato dagli Houthi usare il cannone a tiro rapido invece dei missili Aspide?
"Assolutamente sì. Il Caio Duilio ha un armamento antiaereo valido. La scelta di usare il cannone a tiro rapido, che ha proiettili che hanno la possibilità di cambiare direzione una volta usciti dalla bocca da fuoco ed essere guidati verso il bersaglio pare corretta. Un drone è un obiettivo molto meno veloce di un missile, e una raffica del cannone 76/62 è efficace per sopprimerlo oltre ad essere è molto meno costosa di un missile. Comunque, nessuno meglio di chi sta a bordo può valutare quale fosse la risposta adeguata. La decisione sul sistema d’arma da utilizzare è giustamente presa dal comandante della nave".
C’era un ragionevole rischio che il drone raggiungesse e colpisse il Caio Duilio?
"Per quel tipo di minaccia l’unità ha una capacità di difesa più che valida. Premesso che non c’è mai certezza, era improbabile che il drone superasse la difesa antiaerea del Duilio e raggiungesse il bersaglio. E infatti".
Si è detto che gli Houthi avrebbero tentato anche di manomettere i cavi dati che corrono nel Mar Rosso. Le pare credibile?
"Per le informazioni che ho sono piuttosto perplesso sulla possibilità che abbiano una capacità simile. Credo che la minaccia venga comunque valutata e sulla base della valutazione sulla capacità degli Houthi di fare certe operazioni, eventualmente si adatterà il dispositivo difensivo. Eventualmente".