Roma, 21 ottobre 2024 – Maia Sandu, capo di Stato della Moldavia, è destinata ad affrontare, il 3 novembre, un ballottaggio complicato dove avrà di fronte l’alleanza dei partiti di opposizione. La strada per la riconferma pare tutt’altro che semplice.
Laureata in economia e amministrazione pubblica anche ad Harvard, Sandu dal 2012 al 2015 è stata ministra dell’istruzione e ha fondato il partito PAS (partito di azione e solidarietà). Nel 2016 si è candidata come presidente ma è stata sconfitta dal filorusso Igor Dodon. Situazione ribaltata tre anni dopo, nel 2019, quando l’alleanza con i socialisti le ha permesso di diventare primo ministro.
Nel dicembre 2020 è stata eletta presidente della Moldavia, prima donna a ricoprire il ruolo nella storia del Paese. Il suo mandato è stato caratterizzato da una forte retorica pro-europeista, dalle promesse di lotta alla corruzione e di riforma della giustizia.
Dopo le varie difficoltà durante la pandemia di Covid-19, ha cercato di imprimere una svolta al suo mandato candidando la Moldavia per l’ingresso nella Ue. L’opinione pubblica ne apprezza l’integrità, ma i moldavi la criticano con forza per la lentezza nel realizzare le riforme promesse durante il mandato.
Sandu è invisa, chiaramente, ai partiti filorussi che l’accusano di reprimere la libertà di parola, anche a seguito della carcerazione di diverse personalità pro-Mosca. Tra la popolazione cresce il timore che le posizioni europeiste, a maggior ragione dopo il referendum di oggi, possano creare forti tensioni con Mosca.
Sandu, che partiva favorita per vincere queste elezioni, deve ora affrontare un insidioso ballottaggio, indebolita da un risultato assai risicato nel referendum per l'adesione alle Ue. Con il 99% delle schede scrutinata il sì ha ottenuto il 50,45%. Una vittoria per pochi migliaia di voti segnata, secondo Sandu, da “brogli elettorali”. Una denuncia arrivata mentre il ‘No’ era avanti a sorpresa e che ha subito innescato la dura reazione di Mosca che ha chiesto prove delle presunte frodi. A vittoria ormai acquisita, la presidente parla di "banditi che vogliono tornare al potere, usando la democrazia come una debolezza". E attacca: "Il loro obiettivo di comprare 30mila voti e 150mila persone pagate per votare dimostra che dobbiamo guardare attentamente a cosa è andato storto e imparare da questo miserabile attacco alla nostra sovranità”. Parole che non fanno altro che acuire le tensioni con la Russia, fortemente contraria all’ingresso della Moldavia in Europa.
Chiusa (forse) la partita del referendum si apre quella del ballottaggio. Il suo sfidante il prossimo 3 novembre sarà l'ex procuratore, candidato del partito socialista filorusso, Alexandr Stoianoglo, che ha preso il 26 per cento dei voti, molti di più di quanto previsto dai sondaggi.