Parigi, 9 maggio 2017 - Il presidente uscente e il "bebé Hollande" - come Macron viene chiamato affettuosamente dai suoi stessi amici - fianco a fianco davanti all'Arco di Trionfo: un'immagine simbolica che riassume il passaggio dei poteri fra il vecchio e il nuovo, fra il passato e il futuro, tra la generazione socialista di François Hollande e quella senza etichette di Emmanuel Macron. Le telecamere inquadrano il sorriso di complicità , lo sguardo d'intesa che si scambiano i due protagonisti davanti davanti al monumento del milite ignoto. Mentre si diffondono nell'aria le note della Marsigliese, il vecchio e il nuovo presidente - 20 anni di età li separano - s'incamminano come padre e figlio per rendere omaggio ai rappresentanti delle associazioni militari.
Brigitte, la première dame e le due fedi di Macron
Lo spettacolo è studiato nei dettagli e realizzato con quell'entusiasmo scenografico di cui i francesi hanno il segreto. Sorvegliati dagli uomini vestiti di nero che portano le valige anti-attentato pronte a trasformarsi in scudo in caso di minaccia, François ed Emmanuel recitano la scena in cui il primo passa la staffetta al secondo: "Macron mi ha seguito in tutti questi anni, poi si è emancipato, ma non mi ha tradito. Lui sa che se ne avrà bisogno io sarò accanto a lui", dice Hollande con emozione e un velo di tristezza.
La cerimonia di investitura all'Eliseo con il trasferimento dei poteri e dei codici nucleari avverrà domenica prossima, 14 maggio, allo scadere ufficiale del mandato di François Hollande. Il giorno successivo, lunedì 15, dovrebbe essere annunciato il nome del nuovo primo ministro. Macron ha già preso la decisione, ma non la comunica per rispetto del protocollo: "Ho due profili in testa, uno maschile ed uno femminile", aveva detto.
Per la prima ipotesi si fanno tre nomi: quello di Ségolène Royal, attuale ministro dell'Ecologia, per molti anni compagna di Hollande e madre dei suoi 4 figli; quello della direttrice del Fondo monetario internazionale Christine Lagarde, che è svantaggiata dal fatto di non avere esperienze parlamentari; quella infine dell'eurodeputata Sylvie Goulard, accesa sostenitrice di Macron.
Per il "profilo" maschile le ipotesi sono più numerose: "big" come il ministro della difesa Jean-Yves Le Drian, l'ex premier Alain Juppé o il capo del centristi François Bayrou; uomini di esperienza come il sindaco di Lione Gerard Collomb o l'ex ministro sarkozista Bruno Le Maire; personaggi-chiave della destra moderata come Xavier Bertrand; emergenti di spicco come l'ex socialista Richard Ferrand, segretario generale del movimento "En Marche!". Quest'ultimo ha annunciato ieri nel corso di una conferenza stampa una novità significativa: il movimento che ha portato Macron alla vittoria cambierà nome e si chiamerà "La République en marche". Ferrand ha spiegato che lo staff del nuovo presidente è al lavoro per preparare la prima grande prova politica: le elezioni legislative che si svolgeranno l'11 e il 18 giugno. "I nostri candidati - ha detto - faranno parte della "République en marche" e dovranno essere iscritti al gruppo parlamentare, al quale potranno aderire senza l'obbligo di rinunciare all'appartenenza ad un altro partito. Dovranno ricevere l'investitura dalla nostra commissione, che rifiuterà le doppie etichette e gli accordi di corridoio". I candidati alle legislative, aveva già annunciato Macron, verranno per metà dalla società civile,senza esperienze politiche precedenti, per l'altra metà dalla politica nazionale, regionale o locale. I nomi verranno resi noti giovedì prossimo.
Ieri c'è stata a Parigi una manifestazione con alcune migliaia di persone in place de la République; lo slogan era "No al liberalismo", i manifestanti appartenevano soprattutto alla sinistra alternativa di Mélenchon. La polizia è intervenuta per bloccare i più scalmanati.