Venerdì 21 Febbraio 2025
FILIPPO BONI
Esteri

Macabro show con le bare sul palco. Restituiti i corpi degli ostaggi uccisi

Hamas mostra la gigantografia di Netanyahu trasformato in vampiro. Riti e linguaggi che seminano l’odio. Le salme di mamma Bibas, dei due figli e dell’83enne Lifshitz sono state portate in corteo fino a Tel Aviv.

Hamas mostra la gigantografia di Netanyahu trasformato in vampiro. Riti e linguaggi che seminano l’odio. Le salme di mamma Bibas, dei due figli e dell’83enne Lifshitz sono state portate in corteo fino a Tel Aviv.

Hamas mostra la gigantografia di Netanyahu trasformato in vampiro. Riti e linguaggi che seminano l’odio. Le salme di mamma Bibas, dei due figli e dell’83enne Lifshitz sono state portate in corteo fino a Tel Aviv.

Davanti agli occhi agghiacciati del mondo Hamas ieri mattina ha riconsegnato i corpi degli ostaggi israeliani uccisi. Sopra a un palco, a Khan Younis, nel sud della Striscia di Gaza, si è svolto un truce e macabro rito che sembrava rispondere soprattutto a raccapriccianti logiche di un teatro di una propaganda atta a ottenere visibilità, anch’essa parte a tutti gli effetti di gran parte dei conflitti bellici aperti nel mondo in questo momento, piuttosto che a un mero rilascio di persone ormai senza vita chiuse a chiave in bare nere.

L’operazione, che segue quelle delle ultime settimane e quella di dieci giorni fa dove gli ostaggi restituiti erano ancora in vita anche se scheletriti e denutriti, è stata gestita dalla Croce Rossa internazionale e rientra nell’accordo che riguarda anche l’ingresso di aiuti nella Striscia a livello umanitario, utili alla ricostruzione del territorio devastato dall’ultimo anno e mezzo di guerra.

Ma il funereo show questa volta è stato ancora più eclatante della settimana scorsa: striscioni trilingue, telecamere ovunque, alle spalle del palco il volto gigante di Netanyahu riprodotto come un vampiro dai cui denti cola sangue rosso vivo sopra alle immagini degli ostaggi ritratti sorridenti: si tratta dei piccoli Bibas Kfir e Areil, della madre Shiri e di Oded Lifshitz. "Il criminale di guerra e il suo esercito nazista li hanno uccisi con i missili degli aerei sionisti", si leggeva nella scritta del cartello.

La Croce Rossa, in seguito alla restituzione, ha trasportato i corpi alle truppe dell’Idf a Gaza. Successivamente, l’esercito ha effettuato una breve cerimonia militare guidata dal rabbino dell’Idf, Eyal Karim, e poi ha portato gli ostaggi uccisi all’istituto forense Abu Kabir, a Tel Aviv, per l’identificazione. Tante le persone scese in strada con le bandiere israeliane.

Mentre al Jazeera trasmetteva il rito in diretta, a Tel Aviv una folla riunita in piazza ha assistito alla proiezione su un grande schermo di filmati degli ostaggi quando erano ancora in vita. Durissima la reazione dell’Onu. L’alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, Volker Turk, ha definito "abominevole" la sfilata delle bare a Gaza, affermando che viola il diritto internazionale. "Secondo il diritto internazionale – ha detto ieri -, la restituzione dei resti deve rispettare il divieto di trattamenti crudeli, inumani o degradanti, garantendo dignità ai defunti e alle loro famiglie".

Appare fin troppo evidente, da entrambe le parti del conflitto, che con il cessate il fuoco di qualche settimana fa in verità non sia nient’affatto finito un linguaggio di odio e di vendetta reciproci che mette i brividi. Sabato scorso i prigionieri palestinesi sono stati rilasciati da Israele con una felpa grigia addosso, con la scritta: "Non dimenticheremo. Non perdoneremo". Ovviamente neppure il tempo di arrivare a Ramallah che le felpe erano state subito bruciate. Ribolle l’odio. Non ha mai cessato, incute terrore e soprattutto trasmette la percezione che in quelle terre benedette nei millenni dal Dio dei cristiani, da Yahweh e da Allah, l’uomo stia coltivando con il proprio sangue i fiori del male, che crescono sullo spasmo mortale della speranza di una fragilissima pace.