Martedì 16 Luglio 2024
ROBERTO GIARDINA
Esteri

Ma la pace esige realismo per realizzarsi

Israele e Palestina sono in conflitto da anni, ma la situazione è complessa e coinvolge tutti. Nessuno ha l'autorità per imporre la pace, ma c'è ancora speranza di trovare un'intesa. Ogni parte deve superare le divisioni e l'eredità del passato per raggiungere la pace.

Israele ha vinto tre guerre, anche se il nemico aveva uomini e mezzi sette volte superiori. Ma oggi non ha di fronte un esercito, una guerriglia non si può soffocare. E i due avversari non si riconoscono a vicenda: per uno non dovrebbe esistere Israele, per l’altro i palestinesi non hanno mai avuto uno Stato. La situazione non è paragonabile al´67, alla guerra dei sei giorni, né alla guerra del Kippur nel ´73.

È un conflitto che ci coinvolge tutti, noi europei, la Russia, la Cina, i Paesi Arabi e gli Stati Uniti, mentre l´Onu rivela ancora una volta la sua impotenza. Nessuno ha l´autorità né la forza per imporre la pace, si tratta sotto il ricatto per salvare la vita degli ostaggi. E ogni parte che cerca di intervenire è a sua volta divisa. Lo sono i democratici del presidente Biden, e la sinistra in Europa, in Germania, in Francia, siamo divisi anche noi italiani. Quando si discute su Israele e Palestina scopriamo ogni volta che è impossibile giungere a un accordo. Sono confronti emotivi ed è anche giusto che lo siano. Pesa troppo il passato. E sono divisi anche i Paesi arabi.

L´attacco di Hamas ha colpito anche il Qatar, che sta costruendo grazie ai miliardi del petrolio nuovi rapporti con l´Occidente. Giordania e Egitto non accettano profughi palestinesi. Israele è un territorio piccolo, dalla collina su cui sorge il palazzo di Erode a pochi chilometri da Gerusalemme si scorge il Mar Morto. Ogni casa è in prima linea. Non si può capire quanto avviene in Israele senza esserci stati, non basta guardare una carta geografica. Parlare di Israele in poche righe è già una violenza, la realtà è sfaccettata, mutevole, sfuggente. L’errore oggi è di voler imporre dall’alto, da lontano, una soluzione definitiva, e non si dovrebbe usare Israele come una pedina nel confronto tra grandi potenze. Ma si può trovare un’intesa, che vada oltre un Netanyahu sempre più contestato e dall’altra parte un Abu Mazen sempre più isolato, perché non si continui a morire. Il realismo non è cinismo, non sempre. Hamas ha liberato ancora due ostaggi, due anziane. E una di loro ha stretto la mano a un miliziano di Hamas e pronunciato una sola parola: Shalom, pace. Basta per sperare in un nuovo inizio, non si deve aver paura di illudersi.