San Paolo (Brasile), 9 marzo 2021 - Colpo di scena in Brasile: l'ex presidente Luiz Inacio Lula da Silva si è visto annullare dalla Corte suprema tutte le condanne inflittegli. Il giudice Edson Fachin ha dichiarato l'incompetenza del tribunale federale di Curitiba, responsabile per la maggior parte delle sentenze dell'inchiesta Lava Jato (la Mani Pulite brasiliana). E quindi, dopo aver già scontato 580 giorni in carcere, il 75enne ex presidente operaio riacquista i diritti politici e torna a sorpresa in corsa per le elezioni presidenziali del 2022. Se si fosse candidato - rivela proprio oggi un sondaggio - avrebbe ottenuto il 50% delle preferenze. La condanna per l'attico di Guarujà, a cui se ne aggiunse in seguito anche un'altra sempre nell'ambito della Lava Jato, impedì a Lula di partecipare alle presidenziali del 2018, in cui pure era favorito. La sentenza del giudice Sergio Moro spianò la strada al candidato dell'estrema destra, l'attuale presidente Jair Bolsonaro, che una volta eletto offrì il posto di ministro della Giustizia proprio a Moro. Inutili allora le proteste di Lula ("È una sentenza politica, vogliono impedire la mia candidatura"), che si è sempre dichiarato innocente e vittima di una "persecuzione politica".
Bolsonaro al contrattacco
La decisione del giudice non va giù al presidente Bolsonaro: "Il giudice Edson Fachin ha sempre mantenuto stretti legami con il Pt", ha insinuato alludendo al Partito dei lavoratori, fondato da Lula. E ancora: "Un giudice da solo non avrebbe dovuto prendere una decisione del genere. La Borsa è scesa e il dollaro è salito. Tutti noi soffriremo per una decisione del genere". Il presidente della Camera, Arthur Lima, ha lanciato il sospetto che la decisione del giudice Fachin sia stata presa per aiutare l'ex giudice Sergio Moro più che Lula: l'annullamento delle condanne di Lula estingue infatti anche 14 procedimenti a carico di Moro, per presunta parzialità.
Il 'caso Moro'
Le prove del presunto accanimento giudiziario contro l'ex presidente, icona della sinistra mondiale, cominciarono ad emergere nel 2019, durante l'inchiesta sull'hackeraggio dei telefoni e degli account di messaggeria Telegram dell'ex giudice Moro, del pm Deltan Dallagnol e di altri esponenti del pool della procura di Curitiba che indagavano su Lula. Il 'caso Lula', che negli scambi di messaggi veniva indicato con il numero 9, divenne sui media brasiliani il 'caso Moro'. L'ex giudice, che ha lasciato il governo in rotta con il presidente Bolsonaro, è ora consulente di importanti multinazionali, alcune delle quali vennero sfiorate dalle sue inchieste.
L'inchiesta contro Lula
L'inchiesta che ha portato alla condanna di Lula ruotava invece attorno alla proprietà di un attico di 216 mq a Guarujà, esclusiva località balneare del litorale paulista. L'immobile, secondo l'accusa, era stato donato dal colosso delle costruzioni Oas all'ex presidente in cambio di lucrose commesse con la compagnia petrolifera statale Petrobras. A incastrare Lula era stata la confessione dell'ex presidente dell'Oas Leo Pinheiro, raccolta in carcere in cambio di un sensibile sconto di pena proprio dal giudice Sergio Moro. È probabile che la procura federale di Curitiba faccia ricorso contro la decisione del giudice della Corte suprema, ma da stasera Bolsonaro trema.
Le reazioni in Italia
Nicola Zingaretti esulta su Facebook: "Una bella notizia per la democrazia, la giustizia, la libertà". Beppe Grillo parla di Lula come di un "simbolo di speranza, coraggio e onestà" e sottolinea che "potrà partecipare alle prossime elezioni presidenziali del 2022! E ancora una volta 'Lula Vale A Luta!'". Entusiasta anche Enrico Letta, che twitta: "Annullate in Corte Suprema le condanne a Lula. Felice per lui, felice per il Brasile. #Lula #Giustizia".