Colonia, 8 febbraio 2020 - Di ritorno dalla missione Beyond, Luca Parmitano lancia un allarme ambientalista. La Terra è un pianeta fragile, e vista dallo spazio lo sembra ancora di più: "E' il momento di agire per tutelarla", ha detto l'astronauta, mettendo a fuoco il suo animo 'verde' nella prima conferenza stampa organizzata dall'Agenzia Spaziale Europea (Esa) dopo l'atterraggio nella steppa della navetta Soyuz.
"Pensi di conoscere il pianeta - continua AstroLuca, che a due giorni dal suo rientro a Terra sembra in ottima forma - poi lo vedi da lontano e ti rendi conto che è un sistema vivente", ha detto ai giornalisti nel Centro per l'addestramento degli astronauti (Eac) di Colonia. Le sue parole toccano vette di lirismo: vista dallo spazio la Terra sembra viva: "Le nuvole che si muovono con il vento sono il suo respiro, l'acqua dei fiumi e degli oceani è il suo sangue". Al suo fianco c'erano il direttore generale dell'Esa, Jan Woerner, e il direttore dell'Esplorazione abitata e robotica dell'Esa, David Parker. Nel pubblico non poteva mancare la collega e amica Samantha Cristoforetti.
"Dalla quota di 440 chilometri vediamo la fragilità del nostro pianeta e ci rendiamo conto che l'atmosfera è davvero sottile - ha detto ancora Parmitano - Da lassù ho visto uragani di intensità notevole, come quelli che hanno colpito le Bahamas e Puerto Rico; ho visto anche i fuochi delle foreste amazzoniche, quelli dell'Africa e da settembre a gennaio ho fotografato i fuochi che hanno tinto di rosso l'Australia".
Per AstroLuca la fragilità del nostro pianeta evidente, "ma l'elemento più fragile siamo noi - ha sottolineato - perché la vita continuerà ben oltre la capacità dell'uomo di superare i danni che sta causando. La vita continuerà, ma non è detto che ci sia ancora l'uomo: se vogliamo esserci è il momento di agire".
Nello Spazio, poi, si perdono i confini. Sulla stazione orbitante nel settembre scorso sono giunti il primo astronauta degli Emirati Arabi, Hazzaa Al Mansoori, e la collega americana Jessica Meir: averli a bordo insieme è stata una delle emozioni più grandi per Luca Parmitano. "E' la dimensione umana che mi colpisce di più della vita in orbita - ha osservato - perché lo spazio riunisce persone con retaggi culturali diversi: le persone lavorano sulla Stazione Spaziale come un equipaggio e rientrano a Terra come fratelli e sorelle". Questo, ha rilevato, "ha un'importanza particolare in un momento come quello che stiamo vivendo sulla Terra".