Giovedì 7 Novembre 2024
RICCARDO JANNELLO
Esteri

Il dramma di Luca Falcon, volontario morto in Angola. Dava una speranza alle vittime di guerra

Il 35enne italiano è finito con la sua moto contro un camion. Aveva fondato un’associazione per donare protesi dismesse ma riutilizzabili. L’idea nel 2016 quando perse una gamba in uno schianto a Verona

Luca Falcon, il volontario italiano morto in un incidente in Angola (Ansa)

Luca Falcon, il volontario italiano morto in un incidente in Angola (Ansa)

Roma, 6 marzo 2024 – Il destino di Luca Falcon era legato indissolubilmente alla moto. Nel 2016 dopo un terribile incidente nella sua Verona e tre anni di interventi chirurgici e speranze, aveva subito l’amputazione di una gamba che non gli aveva impedito di tornare in sella, la sua vita. Domenica – ma la conferma delle autorità è arrivata solo ieri - sono state altre due passioni, l’Africa e la solidarietà, a ucciderlo quando a bordo della sua Honda Africa Twin si è scontrato con un camion su una desolata strada dell’interno dell’Angola. Non c’è stato nulla da fare: Luca viaggiava regolarmente quando davanti a sé un camion che proveniva dalla direzione opposta ha scartato rapidamente forse per superare un’altra motocicletta e non si è accorto delle due ruote dell’italiano che non ha potuto evitare il botto.

L’impatto frontale è stato tremendo. Luca era nel Continente a svolgere la funzione sociale che la sua condizione di amputato lo aveva spinto a fare: raccoglieva con l’associazione no-profit che aveva fondato assieme alla moglie Giulia Trabucco, "Karma on the road", protesi usate provenienti da Paesi europei per riadattarle e consegnarle attraverso la rete internazionale Legs4Africa (gambe per l’Africa) a chi ne aveva bisogno, soprattutto ai troppi bambini-soldato mutilati nelle guerre tribali in atto sotto l’Equatore. Avrebbe dovuto raggiungere Città del Capo e stavolta c’era andato solo, la sua metà era rimasta in Veneto.

Falcon aveva compiuto sabato 35 anni; sempre allegro, dinamico e ironico, stavolta nei contatti con la famiglia e i moltissimi amici si era mostrato preoccupato: raccontava di difficoltà incontrate in quella che sarebbe stata la sua ultima traversata africana e dei sintomi che aveva addosso della malaria, eppure quando Giulia gli chiedeva di tornare a casa finiva per sdrammatizzare e ripetere quanto fosse affascinante la giungla e come amasse viaggiare in terre selvagge. "Raggiungerò il Sudafrica o morirò provandoci" aveva scritto alla moglie quasi si sentisse il destino sulle spalle. E ancora nel post di sabato condiviso dagli amici: "Cos’è il successo? Boh. Oggi compio 35 anni e sono da solo in mezzo all’Africa a più di 15mila chilometri da casa, su una moto piena di fango e senza una gamba. Dall’incidente del 2016 sono cambiato molto, ora sono tremendamente felice perché il successo è essere liberi di essere se stessi. Ho intorno persone che mi vogliono bene per quello che sono e non per come si aspettano che io sia. Ho una moglie che mi ama e mi lascia i miei spazi. Mi manca in questo viaggio? Sì, ma pensate a quante cose potrò raccontarle al ritorno".

Ma questo ritorno a casa di un uomo che "a 35 anni, e nonostante sia diverso dagli altri, sogno ancora" sarà molto triste. I familiari sono in contatto con l’ambasciatore a Luanda, Cristiano Gallo, per le operazioni di rimpatrio della salma. E in lutto è il mondo dei viaggiatori globetrotter in moto: "Perdiamo un amico dal cuore grande". Il tam tam fra di loro porterà a una manifestazione d’affetto per Luca quando ci saranno i funerali.