Giovedì 1 Agosto 2024

Lotta per la successione. Il favorito è Meshal, leader degli estremisti. La tregua è un miraggio

Il capo del Politburo del gruppo palestinese era considerato un pragmatico. Potrebbe sostituirlo il falco che predica "uno Stato solo dal fiume al mare". .

Lotta per la successione. Il favorito è Meshal,  leader degli estremisti. La tregua è un miraggio

Il leader politico di Hamas, Khaled Meshal, col presidente turco. Recep Tayyip Erdogan

di Lorenzo

Bianchi

Ismail Haniyeh, 62 anni, è stato ucciso a Teheran in una residenza messa a sua disposizione dai Pasdaran dopo che aveva partecipato all’insediamento del nuovo presidente Masoud Pezeshkian. Dal 6 maggio del 2017 Haniyeh era il capo dell’ufficio politico di Hamas. Era sposato e padre di tredici figli. Era stato il braccio destro del fondatore di Hamas, lo sceicco Ahmed Yassin, assassinato da Israele nel 2004. Era stato arrestato ed imprigionato nel 1987, nel 1988 e nel 1992, quando fu trasferito nel sud del Libano assieme ad altri esponenti dell’organizzazione. Nel 1993 era tornato a Gaza. Dopo la vittoria di Hamas nelle elezioni parlamentari era stato il primo ministro della Striscia dal marzo del 2006 fino al mese di giugno del 2007.

All’interno dell’organizzazione aveva fama di essere un uomo “pragmatico”. Nel 2019 aveva lasciato Gaza e viveva in Qatar in un albergo a sette stelle. Era considerato un tramite cruciale con esponenti della linea dura della fazione islamica rimasti a Gaza. Durante la guerra nella Striscia sono stati ammazzati 60 suoi parenti. In aprile hanno perso la vita tre figli – Hazem, Amir e Mohammad – e quattro nipoti. L’ultima uccisa, il 25 giugno, è una sorella.

L’uomo che potrebbe subentragli è Khaled Meshal, 68 anni, tre figli e quattro figlie. Dal 2012 vive anche lui in Qatar. In Giordania nel 1997 è sfuggito miracolosamente a un tentativo di avvelenamento con un dispositivo che trasmetteva un veleno ad azione rapida premuto sul suo orecchio. Lo salvò un antidoto portato nel regno hashemita da Danny Yatom, all’epoca capo del Mossad, il controspionaggio israeliano per l’estero. Nel gennaio 2024 ha irriso la soluzione del conflitto che si trascina dal 1947 con la nascita dei due Stati, uno israeliano e uno palestinese. Ha detto che lo fa sognare lo slogan “dal fiume al mare” intonato nelle piazze dai filopalestinesi più estremisti.

Uno dei concorrenti più accreditati è Khalil al-Hayya, nato nel 1960 a Gaza, vicecapo dell’ufficio politico di Hamas nella Striscia dal 2017. Ha guidato la lista del gruppo “Gerusalemme è la nostra promessa” che avrebbe dovuto partecipare alle elezioni legislative annullate del maggio 2021. Ha ricoperto diversi incarichi nei sindacati degli studenti e dei lavoratori ed è stato eletto al Consiglio legislativo palestinese (Plc) nel 2006. Ha svolto un ruolo chiave nella negoziazione di un cessate il fuoco con Israele durante la guerra di Gaza del 2014. Diversi membri della sua famiglia sono stati uccisi da Israele, tra i quali sua moglie e tre figli durante un tentativo di eliminarlo nel 2007.

L’altro possibile aspirante alla guida di Hamas è Moussa Abu Marzouk, nato nel 1951 a Rafah, la città che confina con l’Egitto. Ha contribuito a fondare Hamas nel 1987. Fu un protagonista dei colloqui di riconciliazione con Fatah. È stato deportato dalla Giordania nel 1995 e nel 1999 per il suo lavoro con Hamas e con i Fratelli Musulmani. La prima volta è stato estradato negli Stati Uniti. Nel 1999 è stato deportato in Siria. Ha lasciato la Siria nel 2012 e da allora vive tra Gaza, l’Egitto e il Qatar.

La nuova situazione promette altri intoppi nella trattativa sugli ostaggi rimasti nelle mani di Hamas. Una conferma indiretta è arrivata su “X” da un protagonista dei colloqui. "Come può una mediazione – si chiede il ministro degli esteri del Qatar Mohammed bin Abdulrahman bin Jassim Al Thani – avere successo se una parte uccide il negoziatore dell’altra parte? La pace ha bisogno di partner seri e di una posizione globale contro il disprezzo per la vita umana".