Sabato 21 Dicembre 2024
ALESSANDRO FARRUGGIA
Esteri

L’ora delle minacce. Hezbollah promette vendetta. E l’Iran: "Israele cesserà di esistere"

Gli attentati a Beirut e Kerman pesano sul rischio allargamento della guerra. Ma per ora prevale la propaganda. Il segretario di Stato Usa, Blinken, vola in Turchia: impegno diplomatico in salita per scongiurare l’escalation.

L’ora delle minacce. Hezbollah promette vendetta. E l’Iran: "Israele cesserà di esistere"

La pentola mediorientale sobbolle, dall’Iran a Gaza, dal Libano allo Yemen. Ma la pressione non ha fatto saltare il tappo. L’Iran tuona contro Gerusalemme e l’America, ma non morde. E metaforicamente, Hezbollah non varca il fiume Litani.

Nel suo quarto comizio dell’inizio della guerra a Gaza, Nasrallah promette ritorsioni contro Israele per l’uccisione del vice responsabile politico di Hamas, Saleh Al-Arouri ("Il crimine sionista non rimarrà impunito, una risposta a quanto successo a Beirut è inevitabile, e il come e il quando dipenderà dalla situazione sul terreno"), avverte Gerusalemme di non fare l’errore di attaccare il Libano, ma, rispondendo a chi gli chiede se non sarebbe il caso di entrare in guerra a fianco di Hamas dice ancora che, sostanzialmente, l’attuale impegno di Hamas va bene così: "Siamo in guerra dall’8 ottobre e abbiamo effettuato più di 670 operazioni in 3 mesi". Come dire: non chiedete di più. Nasrallah ha mandato anche un messaggio indiretto al segretario di Stato americano Blinken – giunto ieri in Turchia, prima tappa del suo quinto tour nell’area – : il tentativo di risolvere le dispute di confine tra Israele e Libano per far rispettare un zona di esclusione nel sud del Libano, non ha prospettive. "Ora abbiamo l’opportunità – ha detto Nasrallah con una affermazione non supportata da alcuna volontà israeliana di fare concessioni – di riprenderci territori libanesi che Israele ha preso in consegna, come Shebaa Farms, grazie alla nostra posizione a fianco di Gaza e del suo popolo, ma qualsiasi discorso su questo dovrebbe avvenire solo dopo la fine della guerra a Gaza, e questa è la nostra posizione ufficiale".

Non meno generiche le minacce che vengono dal presidente iraniano Raisi. Mentre le forze di sicurezza hanno arrestato 12 presunti complici dei due attentati suicidi a Kerman, i pasdaran chiamano in causa Israele. "I terroristi dell’Isis agiscono semplicemente come agenti dell’America e di Israele" ha affermato il comandante delle Guardie della Rivoluzione iraniana, Hossein Salami. E nel suo discorso in Libano, Nasrallah ha ripetuto lo stesso concetto: "L’Isis è uno strumento in mano agli americani".

Il presidente dell’Iran, Ebrahim Raisi, parlando al funerale delle 89 vittime del duplice attentato ha da parte sua ha lanciato l’ardita tesi che dagli attacchi del 7 ottobre di Hamas arriverà il collasso di Israele. "Sappiamo che l’operazione diluvio al Aqsa porterà la fine del regime sionista. I nostri nemici si rendono conto del potere dell’Iran e il mondo intero è al corrente della sua forza e capacità. Le nostre forze decideranno il luogo e il momento in cui agiremo", ha detto, parlando della risposta di Teheran all’attentato, rispondendo alle urla della folla che chiedeva ’vendetta’. Allo stato, propaganda, come quella di Nasrallah.

Al segretario di Stato Usa, Antony Blinken ha mandato un messaggio anche il leader di Hamas, Ismail Haniyeh: "Si concentri sulla fine degli attacchi al popolo palestinese e sulla strada che porti alla fine dell’occupazione. La violenza e la distruzione non permetteranno di arrivare alla sicurezza e alla stabilità finché il popolo palestinese non avrà raggiunto la libertà e uno Stato indipendente".

Ma Israele come ha annunciatoil ministro della Difesa Gallant, ha ben altri piani: prima liberare la striscia da Hamas e poi affidarla ad una non precisata "istituzione palestinese" che però non sarà l’Anp, conservando il diritto di intervenire con l’Idf "contro ogni possibile minaccia". Un protettorato, o quasi. E vista la distanza tra le parti e lo sbilanciamento di forze sul campo, per Blinken la missione è, ancora una volta, quasi impossibile.