Giornata di intensi combattimenti sui due fronti della guerra in Medio Oriente: a Gaza, dove le bombe israeliane hanno ucciso almeno 73 persone in un solo attacco, e in Libano, dove oltre a Beirut continuano gli attacchi incrociate sulle zone di confine. Nel Nord di Gaza, secondo le Nazioni Unite, quello che i civili stanno vivendo è un "incubo" che peggiora sempre più. Le immagini giunte nella nottata erano terrificanti e mostravano edifici in fiamme. In seguito però il portavoce militare israeliano ha accusato Hamas di aver "gonfiato" il numero delle vittime. Nel frattempo, l’Unifil afferma che l’esercito israeliano ha "deliberatamente" demolito una "torre di osservazione" a Marwahin. Si tratterebbe dell’ennesimo attacco di Tel Aviv alla missione dei caschi blu in Libano, il tutto all’indomani dell’esplosione di un drone degli Hezbollah a ridosso della residenza privata di Benjamin Netanyahu a Cesarea (in quel momento vuota). Ieri il premier israeliano ha convocato una riunione del gabinetto di sicurezza per tornare ad esaminare i tempi e le modalità di un’operazione contro l’Iran, in risposta all’attacco missilistico di Teheran di tre settimane fa. Sul tavolo anche le operazioni in Libano contro gli Hezbollah, una nuova offensiva a Gaza (dove fonti locali denunciano una strage di civili) ed anche la ripresa di negoziati per la liberazione degli ostaggi israeliani a Gaza, dopo l’uccisione del leader di Hamas Yahia Sinwar. Ma anche dopo la sua eliminazione, Netanyahu ha chiarito che non intende fermare la macchina bellica israeliana. Nel Libano sud, ha aggiornato il ministro della difesa Yoav Gallant, "stiamo distruggendo gli Hezbollah, i tunnel, i magazzini di armi, le infrastrutture offensive. Il nostro obiettivo è di ripulire completamente la zona".
Ma la realtà quotidiana degli israeliani, specialmente nella zona nord, resta assillante. Gli abitanti di Haifa hanno dovuto correre ripetutamente nei rifugi e nelle stanze protette, mentre dal Libano piovevano i razzi: oltre 200, al termine della giornata. Situazione analoga a Tiberiade e Safed, dove la città è stata minacciata da estesi incendi. Ma il nemico numero uno di Israele si chiama Sayyad 107: è un drone esplosivo di tecnologia iraniana – capace di colpire fino a 100 chilometri di distanza, volando a bassa quota e a velocità ridotta – con cui in una settimana gli Hezbollah hanno colpito con precisione una base di reclute (quattro morti, 70 feriti) e poi domenica la residenza di Netanyahu causando "gravi danni materiali", secondo una fonte di sicurezza. Israele riesce ad intercettare quel genere di droni solo 8 volte su 10. Ieri l’Iran ha negato di aver avuto alcun ruolo nell’attacco alla residenza di Netanyahu.
Intanto il Middle East Spectator ha pubblicato, sulla base di informazioni attribuite al Pentagono, dettagli sui possibili piani offensivi di Israele. Si parla di un’esercitazione condotta dalla aviazione israeliana e anche dalla possibile utilizzazione di missili balistici ‘Golden Horizon’ e di missili ‘Rocks’. I media locali ritengono che l’attacco sia "questione di giorni" e ricordano che il presidente Joe Biden ha imposto ad Israele severe limitazioni riguardo gli obiettivi. Nel frattempo la guerra è tornata ad infuriare anche nel nord della Striscia di Gaza, dove l’esercito – per ragioni operative – cerca di forzare 300 mila abitanti a spostarsi nell’estremo sud. Finora solo 5.000 hanno obbedito. Un Oggi il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, sarà in missione in Israele e Palestina.