Lunedì 3 Marzo 2025
GIOVANNI ROSSI
Esteri

Lo strappo della Casa Bianca: "Via le armi e ogni aiuto dall’Ucraina". L’ipotesi che fa tremare gli alleati

Il giorno dopo la lite tra i due presidenti, i falchi repubblicani incitano Trump e Vance. Il segretario di Stato Rubio: "Vogliamo le scuse". E il consigliere Waltz: c’è un nuovo sceriffo .

Donald Trump pronto a ripartire per il suo resort di Mar-a-Lago dopo il burrascoso incontro-scontro di venerdì con Volodymyr Zelensky

Donald Trump pronto a ripartire per il suo resort di Mar-a-Lago dopo il burrascoso incontro-scontro di venerdì con Volodymyr Zelensky

Stop immediato a ogni fornitura militare e infrastrutturale all’Ucraina (per costringerla alla resa militare e mineraria). L’incandescente soffiata comincia a circolare venerdì sera, subito dopo la cacciata di Volodymyr Zelensky dalla Casa Bianca. E ieri il Washington Post la dettaglia con varie ipotesi operative, in un difficile day after che i fedelissimi di Donald Trump consacrano così: tutti offesi per conto del gran capo che si rilassa a Mar-a–Lago.

Il tycoon divide i suoi furori tra crisi diplomatica (incluse telefonate con Emmanuel Macron e Giorgia Meloni) e campi da golf. E forse non necessariamente in questo ordine, come fa capire il sito indipendente The Alt Media che colloca il presidente sui green per il 25% del suo tempo dall’avvio del secondo mandato. L’ordine di tagliare tutte le forniture militari a Kiev, incluse quelle già approvate e non ancora spedite, sembra intrigare The Donald almeno quanto un birdie insperato nella buca più insidiosa. Perché lo Zelensky “a molla“ già riparato a Londra per perorare la sua "pace giusta", anziché sottomessa all’unanime volontà di Casa Bianca e Cremlino, è un disturbo visivo che l’ego del "più grande negoziatore del mondo" fatica ad accettare. Così il Presidente furioso, mentre riflette su come e quanto stringere la morsa, lascia campo libero ai rieducatori del suo staff per assalti pedagogici al riottoso alleato (ormai quasi nemico).

Zelensky? "Dovrebbe scusarsi" per "la perdita di tempo causata", suggerisce il segretario di Stato Marco Rubio. "Non capisce che c’è un nuovo sceriffo in città – si arrabbia il consigliere per la Sicurezza nazionale Mike Waltz –. L’aiuto degli Stati Uniti e la tolleranza dei contribuenti non sono illimitati". "I finanziatori di questo sforzo sono stanchi di pagare", si lamenta la portavoce Karoline Leavitt. E a questo proposito, il segretario al Tesoro Scott Bessent ringrazia il presidente "per aver difeso" il popolo americano. Zelensky è "un ragazzo con il quale la maggior parte degli americani non vorrebbe entrare in affari", dichiara il senatore repubblicano (e golfista) Lindsey Graham, tuttavia possibilista su una ricucitura. "Trump e Vance stanno facendo il lavoro sporco di Putin", denuncia invece Chuck Schumer, leader dei democratici al Senato, mentre, secondo la Cnn, il fallito vertice allo Studio Ovale va considerato come "il momento più importante della guerra in Ucraina dall’invasione della Russia".

Il redde rationem sembra in ogni caso avvicinarsi. Alla Casa Bianca gli argomenti non mancano. Dopo l’incidente in mondovisione, Trump sta soppesando i pro e i contro (anche sul piano dell’immagine personale) dello stop di tutte le spedizioni all’Ucraina. Il dubbio avvolge radar, veicoli, munizioni e missili. Forniture per 3,85 miliardi di dollari già autorizzate dal Congresso con prelievo diretto dalle scorte del dipartimento della Difesa. Sono gli ultimi sei mesi di copertura militare garantita da Joe Biden. Trump ne vieterà l’invio? Nessuno può escluderlo. E lo stop successivo potrebbe riguardare la condivisione dell’intelligence, l’addestramento delle truppe e dei piloti ucraini, e la direzione del Gruppo di contatto che gestisce gli aiuti internazionali nella base militare statunitense di Ramstein, in Germania. Se così avvenisse, sarebbe l’abbandono definitivo di un partner in difficoltà. Con scelta punitiva e prassi contraria alle ingenti spedizioni quindicinali scattate dall’inverno 2022.

Saltato l’accordo quadro su risorse minerarie e terre rare (che ingenuamente Zelensky, prima di essere espulso dalla Casa Bianca, avrebbe ancora sperato di firmare), la situazione di Kiev appare così fortemente indebolita. A meno di straordinarie decisioni. In Europa e dell’Europa.