Roma, 6 marzo 2025 – La Lituania teme di essere nel mirino di Mosca e si prepara in caso di un ipotetico attacco. Per questo, il Paese sceglie di abbandonare la Convenzione sul bando delle munizioni a grappolo (CCM). La decisione nasce dalla necessità di “combattere ad armi pari” nel tragico caso di un’invasione dell’esercito russo. Ma le organizzazioni a tutela dei diritti umani si oppongono.
Perché la Lituania ha lasciato la Convenzione
Il ministro della Difesa, Dovile Sakaliene, è stato chiaro nell’intervista rilasciata a Ziniu Radio. La decisione della Lituania è un "messaggio strategico”, diretto implicitamente a Mosca: “Siamo pronti a usare assolutamente tutto" per difendere il Paese. Il Trattato, conosciuto anche come Convenzione di Oslo, è nato a tutela dei civili e vieta l'uso, la detenzione e la produzione di munizioni a grappolo. Sono molti gli Stati ad averlo ratificato (ben 111, ndr), tra questi non figura però la Federazione Russa che infatti ha fatto ampio uso delle bombe nel corso del conflitto con l’Ucraina. Ed è proprio questa la preoccupazione del governo lituano, di trovarsi impreparato di fronte a un nemico dalle armi più letali. “La Russia utilizza tutti gli strumenti disponibili in una guerra convenzionale, e questo dimostra che dobbiamo agire per garantire una deterrenza e una difesa efficaci” ha dichiarato all’Afp il viceministro della Difesa Karolis Aleksa. La Lituania non ha comunque intenzione di portare avanti una guerra senza esclusione di colpi e il governo sostiene di aver preso “tutte le misure necessarie” per ridurre al minimo gli effetti negativi delle munizioni. Tra queste, c’è il piano di raccogliere gli ordigni non esplosi dopo qualsiasi operazione militare.
La Lituania starebbe considerando di lasciare anche un’altra convenzione, quella che vieta le mine anituomo, come riportato dal consigliere per la sicurezza nazionale Marius Cesnulevicius.
Le proteste delle organizzazioni per i diritti umani
Quella del governo lituano è "una mossa disastrosa”, secondo Amnesty International. Si temono infatti le ripercussioni sui civili, i più colpiti dalle bombe a grappolo. Gli ordigni sono progettati per scoppiare in aria e disperdere su una vasta aria un numero ingente di submunizioni, pronte a esplodere non appena toccano terra. Tuttavia, non sempre avviene la detonazione nell’impatto con il suolo e le bombe si tramutano in mine terrestri che mettono in serio pericolo la popolazione locale. Il Comitato internazionale della Croce Rossa (Cicr) ha affermato infatti che la decisione del governo lituano è “senza precedenti” e "indebolisce le protezioni vitali per i civili". Una scelta che si inserisce in un panorama geopolitico sempre più teso e che potrebbe incoraggiare altri paesi a seguire l’esempio della Lituania.