Giovedì 26 Dicembre 2024
REDAZIONE ESTERI

L’Iran minaccia di attaccare. Israele alza il livello di allerta

Kharazi, consigliere dell’ayatollah Khamenei: "Colpiremo al momento opportuno e nel modo giusto". Teheran potrebbe ricorrere alle milizie irachene o agli Houthi. Tel Aviv schiera la batteria anti-missile Usa.

I sostenitori degli Houthi sventolano le bandiere dello Yemen. e dell’Iran. durante una manifestazione a Sana’a

I sostenitori degli Houthi sventolano le bandiere dello Yemen. e dell’Iran. durante una manifestazione a Sana’a

di Aldo Baquis

TEL AVIV

L’Iran risponderà all’attacco israeliano del 26 ottobre "al momento opportuno e nel modo giusto": lo ha ribadito ieri uno stretto consigliere del leader supremo Ali Khamenei, Kamal Kharazi, ed Israele ha elevato ancora di più lo stato di allerta. Le difese aeree, già tenute nella massima mobilitazione, sono state rafforzate nelle ultime settimane da una batteria anti-missilistica statunitense Thaad, che ha preso posizione nel Negev e che adesso è ritenuta "completamente operativa" essendo in grado di ‘dialogare’ con i sistemi di difesa locali ‘Arrow’. Difese particolari sono state inoltre approntate in una "importante installazione strategica" ha riferito la televisione pubblica Kan, senza precisare tuttavia di quale si tratti. A completare il quadro dei preparativi si è aggiunto l’arrivo nella regione di decine di aerei da combattimento statunitensi, sotto il comando Centcom.

Dato ormai per imminente, il nuovo attacco iraniano (che seguirebbe peraltro quelli del 14 aprile e del primo ottobre) lascia aperti almeno due interrogativi maggiori: quello del momento in cui potrebbe scattare (ossia se prima o dopo le presidenziali Usa del 5 novembre) e quello della sua provenienza. Secondo Danny Citirinowicz, un analista dell’Istituto di studi strategici Inss di Tel Aviv, non è escluso che l’Iran possa decidere di non colpire direttamente Israele, anche perché le proprie difese aeree sono state duramente danneggiate dall’aviazione israeliana il 26 ottobre. Dunque è rimasta scoperta. Di conseguenza, a suo parere, l’Iran potrebbe preferire ricorrere alle milizie sciite attive in Iraq. Esse possono ricorrere efficientemente a droni che – come insegna l’esperienza degli ultimi mesi – mettono spesso in difficolta’ le difese aeree di Israele e riescono talvolta a colpire i propri obiettivi con precisione. Alternativamente, secondo la televisione Kan, l’Iran potrebbe chiedere aiuti analoghi agli Houthi yemeniti. Israele riesce ad intercettare l’80 per cento dei droni e sta facendo rapidamente progressi verso l’introduzione di nuovi sistemi di difesa basati sui laser.

Di fronte alle minacce, Netanyahu ha assunto un tono di sfida. "In Iran ci siamo aggiudicati un margine di manovra senza precedenti. In caso di necessità possiamo colpire ovunque. Il nostro obiettivo supremo è impedire loro di dotarsi di armi atomiche". Gli Stati Uniti hanno esercitato energiche pressioni sul premier perché si astenga dal colpire per ora il programma nucleare di Teheran. Ma se Israele fosse attaccato di nuovo, le cose potrebbero cambiare.

Eppure la minaccia dei droni resta per Netanyahu molto viva, dopo che un drone degli Hezbollah ha centrato la sua residenza privata a Cesarea. Adesso egli cambia di continuo i programmi e i propri itinerari nel timore che l’Iran abbia deciso di eliminarlo con un attacco dal cielo. Intanto in Israele si registra una ondata di attacchi informatici di origine iraniana, diretta contro scienziati, accademici ed esponenti politici. Ma nelle conversazioni quotidiane l’argomento ricorrente è piuttosto quello delle "spie iraniane". Nelle ultime settimane lo Shin Bet, il servizio di sicurezza interno, ha annunciato di aver scoperto diversi casi: una cellula composta da ebrei immigrati dall’Azerbaijan, un’altra cellula di palestinesi di Gerusalemne est, ed anche "israeliani qualunque" fra cui un uomo d’affari attivo in Turchia. Fra le incombenze, il monitoraggio di attività agli ingressi di basi militari, la raccolta di armi ed esplosivi e la alimentazione di disordine sociale. L’arresto più sorprendente: quello di un ragazzo ebreo di 25 anni residente nell’area di Tel Aviv. Secondo l’atto di accusa, avrebbe accettato di partecipare alla progettazione di un attentato contro uno scienziato israeliano. Per passare dalla parte del nemico sarebbero bastate alcune migliaia di dollari, versati in criptovalute.