Sabato 12 Ottobre 2024

L’ira di Crosetto: "Noi non ce ne andiamo. Dobbiamo rispondere?"

Il ministro della Difesa gela l’omologo israeliano Gallant: difendiamo la pace. Roma, Parigi e Madrid condannano gli attacchi. L’Onu non riposiziona le truppe.

L’ira di Crosetto: "Noi non ce ne andiamo. Dobbiamo rispondere?"

Il ministro della Difesa, Giulio Crosetto, 61 anni, con il generale Francesco Paolo Figliuolo, 63 anni

di Antonio Del Prete

"Cosa succede la prossima volta? Dobbiamo rispondere?". Guido Crosetto, ministro della Difesa di un Paese amico di Israele, è furioso. Si rivolge così, con una provocazione, all’ambasciatore designato in Italia, Jonathan Peled e all’omologo dello Stato ebraico, Yoav Gallant. Stretto tra l’incudine di un’alleanza storica e il martello degli spari sui nostri soldati impegnati nella missione Unifil in Libano, evita il politichese. "Sono arrabbiato", insiste nel giorno del secondo attacco sui caschi blu. Una violazione del diritto internazionale, secondo il titolare della Difesa.

E poco importa se gli israeliani avevano chiesto preventivamente a Roma di ritirare i propri militari dalla zona calda, nel Sud-Ovest del Paese dei cedri. "Nessuno si sposterà mai – risponde –, siamo in un luogo per difendere la pace e tutelare una decisione dell’Onu sottoscritta peraltro da tutti i Paesi (la 425 del 1978, ndr), compresi Libano e Israele". E chiarisce: "Quello peraltro è un pezzo di territorio non soggetto a Beirut, è dato alle Nazioni Unite, qualunque decisione sarà presa a New York". "Al momento non ci sono ripensamenti al Palazzo di Vetro su un riposizionamento della forza di pace Unifil", conferma il portavoce dell’Onu, Farhan Haq. Si vedrà. L’Italia di certo non assume una posizione rigida a riguardo. Anzi, ritiene eccessive alcune prese di posizione del segretario generale Antonio Guterres sul conflitto in Medio Oriente, e valuterebbe senza pregiudizi un aggiornamento della missione Unifil.

INCHIESTA DELL’IDF

Altra cosa è accettare che i propri soldati finiscano nel mirino di un esercito alleato. "Sono arrivati colpi a una base di cui non capiamo la giustificazione militare, abbiamo chiesto spiegazioni ufficiali, con durezza", spiega Crosetto. Una prima risposta arriva poche ore dopo direttamente dalle Forze di Difesa israeliane, che hanno avviato "un esame approfondito al più alto livello". La prima versione, almeno per quanto riguarda i due peacekeeper feriti ieri, parla di errore. "L’Idf continuerà a fare sforzi per mitigare il rischio che tali sfortunati incidenti si ripetano", si legge in una nota.

CONDANNA DI ITALIA, FRANCIA E SPAGNA

In serata i leader di Italia, Francia e Spagna sottoscrivono una dichiarazione congiunta. A margine del Med9, Giorgia Meloni, Emmanuel Macron e Pedro Sanchez esprimono "indignazione", invocando "l’impegno di Israele per la sicurezza delle missioni Onu". La Francia, peraltro, convoca l’ambasciatore dello Stato ebraico a Parigi. E la Cina, tramite la portavoce del Ministero degli Esteri, Mao Ning, afferma che "ogni attacco deliberato alle forze di peacekeeping è una grave violazione del diritto internazionale umanitario".

DOSSIER

SUL TAVOLO DELL’UE

Della questione si occuperanno i 27 ministri degli Esteri dell’Unione europea, che si riuniranno lunedì prossimo al Consiglio del Lussemburgo. Secondo un funzionario dell’Ue, è allo studio una dichiarazione di condanna. L’alto rappresentante Josep Borrell definisce il bombardamento di ieri "inaccettabile". "Ci sono migliaia di caschi blu dislocati nel mondo – aggiunge –, basta pensare a quali potrebbero essere le conseguenze di questa escalation".

CARABINIERI

IN CISGIORDANIA?

Alla luce di tutto questo, Guido Crosetto è cauto riguardo all’ipotesi di inviare i carabinieri italiani ad addestrare la polizia palestinese a Gerico, in Cisgiordania. La richiesta di 200 militari è arrivata direttamente dal segretario di Stato americano, Antony Blinken. "Solo se ci sono le condizioni di sicurezza", risponde il ministro della Difesa. Insomma, non adesso.