Martedì 31 Dicembre 2024
MARIO BENEDETTO
Esteri

L’invasione dell’Ucraina. Mosca: no al piano Trump. Visita a Kiev, il Papa apre

L’arcivescovo della capitale: "Il Pontefice ha accettato l’invito per il 2025". Il ministro degli Esteri russo: pronti a schierare missili a corto e medio raggio.

Papa Francesco, 88 anni, con Volodymyr Zelensky, 46 anni, nel 2023. Le posizioni del Pontefice sull’invasione dell’Ucraina hanno attirato diverse critiche

Papa Francesco, 88 anni, con Volodymyr Zelensky, 46 anni, nel 2023. Le posizioni del Pontefice sull’invasione dell’Ucraina hanno attirato diverse critiche

Papa Francesco apre alla possibilità di una visita a Kiev. Non c’è ufficialità della notizia, dunque neppure una data, ma a far intravedere uno spiraglio sullo scacchiere internazionale sono le parole dell’arcivescovo maggiore di Kiev, Halych Sviatoslav Shevchuk. Uno dei principali interrogativi sull’opportunità di una visita ha da sempre riguardato il significato di un’azione "diplomatica" di questo livello, in assenza di rassicurazioni sulla fine delle ostilità. C’è poi da considerare l’intenzione del Pontefice, dichiarata espressamente nel 2023, di pensare a una visita congiunta quando le condizioni gli avrebbero consentito di recarsi, appunto, tanto in Ucraina quanto in Russia. Ragione che, oggi, farebbe ben sperare rispetto al futuro della guerra.

A confermare questa lettura sono le parole dell’analista geopolitica Greta Cristini: "Il Papa ha sempre parlato di una pace realista, tenendo una linea diplomatica equilibrata tra le parti. Si è speso anche con la missione del cardinale Zuppi, che dapprima ha parlato con consiglieri di Putin, poi con il patriarca Kirill e adesso con Lavrov, fatto che indica una crescita nel livello delle interlocuzioni diplomatiche. Sino, pare, a una recente consegna all’ambasciatore russo di una lettera del Papa rivolta direttamente a Putin". Per completare il mosaico diplomatico, non più tardi di qualche giorno fa il presidente dell’Ucraina, Volodymyr Zelensky, ha rotto il tabù rispetto ai territori controllati dai russi, ammettendo di non disporre della forza necessaria a riconquistarli.

Putin, dal canto suo, ha parlato della volontà di "chiudere" la guerra rendendosi disponibile a un incontro con Trump. Il 47esimo presidente Usa, che s’insedierà il prossimo 20 gennaio, ha evidenziato che questo conflitto è già costato troppe vite. A frenare gli entusiasmi, però, sono state le parole del ministro degli Esteri russo, Serghei Lavrov, pronto a schierare missili a corto e medio raggio: Mosca non ha gradito il rinvio dell’adesione alla Nato dell’Ucraina e tantomeno il dispiegamento sul territorio ucraino di un contingente di forze di pace dell’Unione Europea. La minaccia del ricorso alle armi e la sottolineatura di queste criticità hanno, però, le sembianze di un invito dei russi a leggere "tra le righe" il calibro delle loro aspettative per sedersi al tavolo delle trattative.

Così prosegue sul punto l’analista Cristini: "Si, è la diplomazia della violenza. Un negoziato può iniziare con le parti in causa che alzano il livello dello scontro. Possono sembrare atteggiamenti di chiusura, ma ritengo ci troviamo in una fase di pre-negoziato. Lo stesso Trump aveva dichiarato in campagna elettorale che, se necessario, avrebbe messo con le spalle al muro tanto Putin quanto Zelensky". E in conclusione evidenzia l’importanza di un approccio realistico: "È tempo di superare la retorica che descriveva una Russia sull’orlo del baratro, che sarebbe stata fiaccata dalle sanzioni, con un esercito che non avrebbe retto a lungo. Così non è stato. Venendo a oggi, il Papa si è concentrato su questioni umanitarie, dal ricongiungimento familiare dei bimbi ucraini. La sua visita sarebbe rilevante come strumento e come segnale. Ma le vere sorti del conflitto, il futuro securitario del territorio ucraino, per essere realisti spetteranno al confronto tra Stati Uniti e Russia". L’"eterno ritorno" di una guerra fredda forse mai del tutto consegnata al passato.