Trentamila tombe. L’immagine è di quelle che gelano il sangue, il messaggio è chiaro: l’Agenzia nazionale per le emergenze civili della Svezia (Msb) ha incaricato le autorità religiose a Goteborg di prepararsi alla possibilità di seppellire 30mila soldati in caso di guerra o di un "grave disastro", esortando al contempo le imprese funebri a "mettere in sicurezza" i terreni per poter procedere alle sepolture "in breve tempo". È il giornale Nordic Times a riferire la notizia, specificando che sempre la Msb avrebbe chiesto alla città di predisporre dieci ettari di terreno tali da poter seppellire l’equivalente del 5 per cento della popolazione. "Dobbiamo essere pronti a seppellire i soldati caduti. Questa per noi è una novità", ha detto Katarina Evenseth, responsabile per i cimiteri presso la Chiesa luterana di Svezia, che gestisce la maggior parte dei cimiteri nel comune di Goteborg.
Insomma l’Europa ha paura. Mentre le cancellerie del Vecchio Continente continuano a consultarsi freneticamente (un nuovo vertice Nato è fissato per
mercoledì), il rumore della guerra in Ucraina risuona con maggiore forza nei Paesi nordici. Non a caso tempo fa aveva fatto parlare di sé un’altra notizia proveniente dalla Svezia, quella dei cinque milioni di opuscoli inviati alla popolazione con i "consigli pratici" per affrontare crisi quali "disastri naturali, attacchi informatici e guerre".
Dopo la fine della Guerra fredda, la Svezia aveva ridimensionato le proprie infrastrutture di difesa, ora sta lavorando per ricostruirle. Di contro la vicina Finlandia le ha mantenute per tutto il tempo. A seguito dell’invasione dell’Ucraina, entrambi i Paesi hanno chiesto di unirsi alla Nato e i politici locali hanno iniziato a parlare apertamente di uno scenario di guerra come di una prospettiva possibile. "In Finlandia non hanno mai dimenticato che la guerra era una possibilità effettiva mentre in Svezia le autorità lo hanno dovuto spiegare e ricordare alla popolazione", spiega Lmari Käihkö, professore presso l’università di difesa svedese Försvarshögskolan.
L’Europa si sente decisamente più esposta verso la Russia, mentre l’armata di Vladimir Putin martella ogni ora di più l’Ucraina. "Solo questa settimana, le forze russe hanno utilizzato quasi 630 bombe aeree guidate, circa 550 droni d’attacco e più di 100 missili contro l’Ucraina", ha detto il presidente ucraino Volodymyr Zelensky. Come dire: dovete continuare ad aiutarci. Ma qui entrano in gioco anche le incognite legate alla difficile transizione americana, quella tra Joe Biden e Donald Trump. Perché se da una parte l’amministrazione uscente ha stanziato un nuovo pacchetto d’aiuti per Kiev, il tycoon – che farà il suo ritorno alla Casa Bianca a fine gennaio – ribadisce il suo tormentone: sarà il Vecchio Continente a dover sostenere lo sforzo bellico dell’Ucraina.
È con questo scenario in mente
che dopodomani a Bruxelles si riunirà in sede Nato il cosiddetto formato Weimar plus, del quale fanno parte Germania, Francia, Polonia, Regno Unito e Italia: un vertice a livello di leader, per il quale è annunciata non a
caso anche la partecipazione di Zelensky. E lo stesso giorno si terrà un summit tra Ue e Paesi dei Balcani occidentali – l’altro fronte più esposto e inquieto dinnanzi ai rischi di un’ulteriore escalation russa – presente Ursula von der Leyen. Un attivismo frenetico che necessariamente guarda anche oltre l’Ucraina, ossia alla "rapida evoluzione in Medio Oriente", compresI gli strumenti per contribuire agli sforzi di de-escalation, ivi considerati la tregua tra Israele e Libano e "gli ultimi sviluppi in Siria".
Peccato che la Nato debba fare i conti anche con le crescenti tensioni interne: vedi alla voce ultradestra tedesca, per esempio. In un’intervista alla Welt, il co-leader dell’AfD, Tino Chrupalla, ha buttato sul tavolo del confronto il fatto che la Germania dovrebbe riconsiderare la sua adesione all’Alleanza atlantica se questa non terrà conto degli
interessi europei, "compresi quelli della Russia": il sottotesto è evidente a tutti.
Ecco, mercoledì a Bruxelles si passeranno di mano in mano gli ultimi sondaggi tedeschi. Quelli nei quali l’AfD è il secondo partito della Germania, dopo la Cdu e prima dei socialdemocratici del cancelliere Olaf Scholz. La posta in gioco è alta: lo sa anche Vladimir Putin.