Venerdì 20 Dicembre 2024
ALLESSANDRO FARRUGGIA
Esteri

Libia, è caos. Haftar: "Marciate su Tripoli". Serraj mobilita l'aviazione

La scorsa notte è caduta la citta di Gharian, 100 km a sud di Tripoli. Almeno due morti. Le milizie di Misurata e Zintan pronte a difendere la capitale. Il segretario generale delle Nazioni Unite preoccupato per l'offensiva che rischia di far saltare gli accordi di pace. Droni americani Global Hawk sorvegliano la zona

Scontri a sud di Tripoli (Dire)

Roma, 4 aprile 2019 - Il generale Haftar tenta una soluzione di forza in Libia. Nonostante gli accordi raggiunti a Dubai lo impegnassero a una conferenza nazionale a Ghadames il prossimo 14-16 aprile in vista di elezioni ad ottobre, l’uomo forte della Cirenaica tenta ancora una spallata al debole Governo di Accordo Nazionale (GNA) di Fayez Serraj. Sue truppe, guidate dal generale Abdulsalam al Hassi, hanno ingaggiato ieri quelle favorevoli al GNA nei pressi El Asabaa, a sud ovest della città di Gharian, e hanno prevalso facendo due morti tra i lealisti. Da lì, grazie anche alla defezione di due milizie che difendevano Gharian sono poi entrati in città la scorsa notte. Due erano a questo punto le ipotesi: che Haftar - appoggiato da Egitto, Russia, Arabia Saudita, Emirati Arabi e Francia - volesse solo trattare da una posizione di forza alla prossima conferenza nazionale o che avesse rotto gli indugi e volesse prendere Tripoli con le armi. 

E questa sembra essere l'intenzione: prendere Tripoli. "E' arrivato il momento di rispondere all'appello dei nostri fratelli a Tripoli, hanno avuto troppa pazienza": così il capo dell'Esercito nazionale libico (Lna), Khalifa Haftar, in un audio pubblicato questo pomeriggio sulla pagina Facebook, ha ordinato ai suoi uomini di avanzare verso la capitale libica e ha chiesto la resa delle milizie fedeli al governo di accordo nazionale di Fayez al Sarraj in quella che ha denominato 'Operazione per liberare Tripoli'.

"Al nostro esercito alle porte di Tripoli in tutti i suoi assetti _ dice Haftar nel messaggio _ dico che  oggi completiamo con l'aiuto di Dio la marcia vittoriosa, la marcia della lotta e della resistenza, oggi rispondiamo alla chiamata del nostro popolo nella nostra cara capitale come abbiamo promesso, alla chiamata del nostro popolo che non ha più pazienza, oggi è il nostro appuntamento con il destino per rispondere alla chiamata della giustizia e della storia che ci apre le sue pagine luminose, dove scriviamo dei frutti del jihad e la conclusione della sofferenza e del dolore". "Oggi _ prosegue _ faremo tremare la terra sotto i piedi dei tiranni hanno compiuto atti di ingiustizia, aumentando la corruzione nel Paese, oggi la luce si diffonde da tutti i lati dopo un lungo periodo di attesa che fa ben sperare e porterà prosperità, oggi la nostra voce si alzerà, risuona la sua eco in ogni cielo. Eccoci Tripoli, eccoci - dice Haftar in una discorso che gronda retorica  - Oh eroi coraggiosi, è giunta l'ora, ed è arrivato il tempo del nostro appuntamento con la grande vittoria, andate avanti come vi conosciamo, a passi fiduciosi in Dio, ed entrate a Tripoli, in pace su coloro che vogliono la pace, sostenitori della giustizia non invasori, non sollevate le armi se non solo di fronte a chi ha commesso l'ingiustizia e ha preferito il confronto e la lotta, e non sparate se non solo a quelli che portano le armi per sparare e versare sangue". "Chi ha abbandonato le armi _ prosegue Haftar _ è salvo, chi rimane nella sua casa è al sicuro, chi alza bandiera bianca è sicuro, la sicurezza dei cittadini e le loro donne e i loro beni, la sicurezza dei nostri ospiti stranieri a prescindere della loro cittadinanza, le strutture della nostra capitale e le sue infrastrutture sono tutte affidate a voi, conservate ciò che è stato affidato a voi  Temete Allah e ricordate il versetto del Corano". Il riferimento è alversetto che ricorda che Allah non ama gli aggressori.

In risposta, il premier del governo di accordo nazionale libico sostenuto dall'Onu, Fayez Sarraj, ha autorizzato le milizie sotto il suo comando ad attaccare e bombardare le posizioni occupate a sud di Tripoli dal generale Khalifa Haftar, che a sua volta ha ordinato al suo esercito di avanzare verso la capitale. In una dichiarazione rilasciata dall'intelligence militare, Sarraj ha spiegato che la misura mira a "preservare e proteggere civili e infrastrutture da qualsiasi minaccia", in caso di attacco delle truppe di Haftar.

Il segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres, che oggi si trova a Tripoli per colloqui in vista della coinferenza si è detto «molto preoccupato» e ha quindi lanciato «un appello alle fazioni libiche alla de-escalation», ribadendo che «non c’è una soluzione militare». In queste ore Guterres sta lavorando a un nuovo incontro tra Serraj e Haftar. 
Anche Stati Uniti, Francia, Gran Bretagna, Italia ed Emirati Arabi Uniti hanno lanciato un appello per un’immediata de-escalation in Libia. «n questo momento delicato della transizione libica, la postura militare e le minacce di azioni unilaterali rischiano solo di spingere la Libia verso il caos. Crediamo fermamente che non esista una soluzione militare al conflitto libico. I nostri governi si oppongono a qualsiasi azione militare in Libia e riterranno responsabile qualsiasi fazione libica che faccia precipitare ulteriormente il conflitto civile», si legge nella nota congiunta. Anche la Russia auspica che la situazione in Libia "venga risolta con mezzi politico diplomatici" secondo quanto afferma il ministero russo degli Esteri,
 
Ma l’atteggiamento della Francia – che con Egitto, Russia e Arabia Saudita ed Emirati è il grande sponsor di Haftar – è equivoco. Secondo il sito “Libya security studies“, in un articolo pubblicato il 2 aprile, Haftar averebbe avuto il via libera da Parigi «al termine di una riunione tenutasi a Bengasi in un centro di comando e controllo sotto comando francese».  L’Italia è ancora una volta spiazzata. «Seguo con attenzione e preoccupazione – ha detto ieri il premier Giuseppe Conte – l’evoluzione della situazione libica. Ritengo che l’unica opzione davvero sostenibile sia quella che prevede un percorso “politico” sotto la guida delle Nazioni Unite». 
Peccato che Haftar, e suoi sponsor, la pensino diversamente. 

 

L’offensiva su Gharian era stata confermata da entrambe le parti. Il governo d'Accordo Nazionale libico (GNA)  mercoled' sera ha dichiarato l'allerta generale dopo che una colonna di 300 mezzi blindati del Libyan National Army (LNA) del generale Khalifa Haftar, partito dal Sud del Paese con il dichiarato obiettivo di "ripulire la Tripolitania dal terrorismo" è arrivato nella città di al Gharian, un centinaio di chilometri a Sud della capitale Tripoli. Nella nottata si sono verificati i primi scontri "tra le forze di Bengasi (LNA) e milizie armate rivali a sud di Tripoli", senza precisare la località dove sarebbero avvenuti. 

La mobilitazione generale ordinata dal GNA del presidente Fayez Serraj, riconosciuto dalla comunità internazionale, è stato rilanciata anche dal ministro dell'Interno Fathi Bishaga. In un comunicato rivolto ai cittadini di Tripoli Bishaga ha detto: "Assicuro al nostro popolo libico che le forze del Ministero degli Interni sono pronte e pienamente capaci di affrontare qualsiasi tentativo di minare la sicurezza della capitale o mettere in pericolo la sicurezza dei civili". Secondo il ministro, "non c'è modo di porre fine alla crisi se non attraverso mezzi politici e pacifici, la sicurezza di Tripoli non potrà essere scalfita". Le forze di Misurata e di Zintan hanno assicurato il loro appoggio al governo di Serraj e si sono dette "pronte a combattere per difendere Tripoli". Ordini per «fermare i progressi dell'esercito» del generale Khalifa Haftar verso Tripoli sono stati impartiti ad "aerei da combattimento" da parte di Ali Boudeya, il Capo dell'Aviazione del ministero della Difesa del Governo di accordo nazionale

Gli sviluppi della situazione sono attentamente monitorati dagli americani. Droni Global Hawk decollati da Sigonella sono in volo sulla Libia e così arei spia decollati dalla base di Souda Bay, a Creta.