Martedì 12 Novembre 2024

Alta tensione in Libia, 9 morti in scontri a Tripoli. Le truppe di Saddam Haftar e i russi della Wagner avanzano al confine di Algeria e Tunisia

Il governo di Tripoli e le Nazioni Unite sono in allarme per le manovre militari dei ribelli fedeli al generale. Saddam, figlio del maresciallo Khalifa Haftar, settimana scorsa era stato fermato a Roma per traffico d’armi internazionale

Roma, 9 agosto 2024 – Alta tensione in Libia. Le truppe di Haftar hanno intensificato le attività militari e si muovono nella regione di sud ovest della Libia, al confine con Algeria e Tunisia.

Esplosioni nella città di Bengasi e, Saddam Haftar, figlio del maresciallo Khalifa Haftar
Esplosioni nella città di Bengasi e, Saddam Haftar, figlio del maresciallo Khalifa Haftar

Le manovre delle truppe di Haftar 

Lo stato maggiore delle forze del governo di unità nazionale (Gnu), con sede a Tripoli, ha annunciato ieri di aver messo "in allerta" le sue unità, ordinando loro di essere "pronte a respingere ogni possibile attacco". Secondo media e analisti locali, l'obiettivo delle truppe filo-Haftar è catturare l'aeroporto di Ghadames, 650 km a sud-ovest della capitale, attualmente sotto il controllo delle autorità di Tripoli.

L’obiettivo dei ribelli

Le forze di terra dell'est, guidate da Saddam Haftar, figlio minore del maresciallo Khalifa Haftar, hanno annunciato martedì che stanno portando avanti una "operazione globale", ufficialmente mirata, secondo loro, a "mettere in sicurezza i confini meridionali del Paese e rafforzare la stabilità in queste aree strategiche. Ma l'Alto Consiglio di Stato (Hcr), con sede a Tripoli e che funge da Senato, ha reagito affermando che "segue con grande preoccupazione le mobilitazioni militari delle forze di Haftar nel sud-ovest, chiaramente volte a rafforzare la sua influenza ed estenderne il controllo" su queste "zone strategiche", al confine tra Libia, Tunisia e Algeria.

Il coinvolgimento della Wagner

Tutto dopo che mercoledì le forze di Haftar hanno annunciato un dispiegamento di unità nelle regioni del sudovest del Paese, dove c'è stato uno scontro con un gruppo armato dedito al contrabbando. Secondo fonti militari, la maggior parte del contingente è composto da mercenari russi del Gruppo Wagner, il cui obiettivo è la garanzia di movimento in queste zone per inviare sostegni ai combattenti nel nord del Mali, dove negli ultimi giorni ci sono stati scontri sanguinosi con i ribelli tuareg.

Le preoccupazioni di Tripoli e Onu

La missione di supporto delle Nazioni Unite in Libia (Manul) ha chiesto di "allentare l'escalation" e di "evitare ulteriori tensioni", dopo i movimenti di truppe dal campo di Haftar verso un'area del sud-ovest del paese, controllata da il governo rivale con sede a Tripoli.

"Questi movimenti rischiano di riportarci a scontri armati e rappresentano una minaccia diretta al cessate il fuoco" del 2020, minando qualsiasi "sforzo volto a riunificare l'istituzione militare" e causando potenzialmente "il collasso del processo politico", ha indicato l'Hce in un comunicato stampa.

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La situazione politica in Libia

Minata dalle divisioni dopo la caduta e la morte del dittatore Muammar Gheddafi nel 2011, la Libia è governata da due esecutivi rivali: uno a Tripoli (ovest) guidato da Abdelhamid Dbeibah, l'altro a est, affiliato al maresciallo Haftar.

Haftar, con il sostegno militare di alleati stranieri (Russia, Egitto ed Emirati Arabi Uniti), ha lanciato una brutale offensiva da aprile 2019 a giugno 2020 per conquistare Tripoli. E' stato fermato all'ultimo minuto alla periferia della capitale dalle forze del governo di unità nazionale, appoggiate dalla Turchia. Anche se i litigi politici degenerano spesso in scontri mortali tra gruppi armati, il cessate il fuoco firmato nell'ottobre 2020 è ampiamente rispettato.

Nove morti a Tripoli

Nove persone sono state uccise negli scontri tra due gruppi armati nella periferia orientale della capitale libica Tripoli, secondo i servizi di emergenza. "Il bilancio delle vittime degli scontri e' di nove morti", ha dichiarato in un comunicato il servizio di ambulanza e soccorso della capitale, accompagnato da foto dei suoi membri che recuperano corpi in diversi luoghi del sobborgo di Tajoura. Il comunicato stampa non specifica se tra le vittime vi siano civili. Secondo i testimoni, gli scontri sono scoppiati a metà giornata e sono continuati per ore tra due gruppi armati "dopo scaramucce e una discussione sfociata in uno scontro a fuoco e nell'uso di armi di medio calibro". Secondo un testimone, gli scontri sono ora cessati ed entrambe le parti si sono ritirate dalla scena. I due gruppi armati sono affiliati al governo di unità nazionale (GNU) con sede a Tripoli (ovest) che non ha ancora commentato i combattimenti.

Il giallo di Saddam Haftar a Roma

Proprio Saddam Haftar, figlio del maresciallo Khalifa, era stato al centro di un caso politico nelle scorse settimane a Roma. Tutto ruota intorno a un presunto mandato di arresto proveniente dalla Spagna e notificato a Saddam Haftar mentre tornava in Libia dall’Italia. L’accusa è di aver contrabbandato un anno fa un carico di armi intercettato dalla polizia spagnola diversi mesi fa. A inizio agosto Haftar junior è arrivato a Capodichino facendo scattare un allarme: nella banca dati risultava una segnalazione di riservata vigilanza proveniente dalla Spagna: una procedura prevista dal trattato di Schengen che però non prevede un arresto ma soltanto la segnalazione in caso di presenza del soggetto nel territorio.

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Alla fine Saddam è rimasto per un’ora all’aeroporto ma poi è stato lasciato libero di andare. Il motivo della segnalazione nell’area Schengen riguarda un rapporto della polizia spagnola che accusa il figlio del generale di essere implicato in un traffico di armi per le sue armate. La merce è stata intercettata mentre era in viaggio verso Bengasi e aveva uno scalo negli Emirati Arabi Uniti. Le bolle di transito attestavano il trasporto di cibo e sono risultate falsificate. Per rappresaglia a questo mandato di arresto Haftar che in Cirenaica sfida il potere del presidente della Libia Mohamed Younis Ahmed al-Menfha, aveva dato l’ordine di chiudere il giacimento petrolifero di Sharara, oggi gestito in joint venture dalla multinazionale dell’energia spagnola Repsol.