Mercoledì 25 Dicembre 2024
ALESSANDRO FARRUGGIA
Esteri

Libano al voto dopo nove anni. Esito incerto

Consultazione apparentemente regolare, tranne pochi incidenti, ma scarsa l'affluenza: appena 46,88%, otto punti in meno che nel 2009. Hariri punta ad una riconferma ma Hezbollah, il partito sciita filoiraniano, vorrebbe rafforzarsi in vista di una nuova possibile guerra con Israele. Incognita candidati indipendenti.

Libano al voto (Lapresse)

I candidati in lizza per i 128 seggi parlamentari _ 64 per i libanesi cristiani, 64 per sunniti e drusi _ erano 976 di cui 111 donne: un passo in avanti rispetto alle 12 che hanno partecipato alle elezioni del 2009, ma pur sempre marginali. Oltre ai veterani come l'ex primo ministro Tammam Salam, Michel Murr, Marwan Hamadeh e Yassine Jaber, quest'anno i candidati sono decine di figli e figlie di politici ex e attuali, tra cui primogeniti come Taymour Jumblatt (figlio di Walid Jumblatt), Tony Franjieh (nipote di Suleiman Franjieh) e Michelle Tueni (figlia di Gebran Tueni). Non una novità in una Paese in cui il primo ministro in carica, Saad Hariri, è figlio dell'ex primo ministro Rafik Hariri, e il ministro degli Esteri, Gibran Bassil, è il genero del presidente, Michel Aoun e le grandi dinastie poltiche libanesi controllano consistenti pacchi di voti nelle loro comunità. Nel 2017, secondo Transparency International, il Libano si è classificato 143° su 175 nella classifica dei paesi più corrotti. Il governo non è riuscito ad approvare una legge di bilancio per quasi un decennio, e il paese è gravato da uno dei debiti pubblici più alti del mondo (circa il 150% del PIL). Ha infrastrutture in declino, servizi pubblici scarsi e crescita economica di poco superiore all'1%. E poi ci sono i profughi dalla Siria, ben oltre un milione di profughi: tanti quanti ne sono arrivati nell'intera Europa, ma in in paese di 6 milioni di abitanti. “Il Libano non ce la fa più: i profughi siriani devono essere rimpatriati nel loro Paese senza attendere la conclusione della guerra” ha sottolineato il presidente libanese Michel Aoun durante l'incontro con una delegazione dell'Unione europea“. Facile a dirsi, difficile a farsi con la guerra civile siriana ancora bel lungi dal concludersi. Tanti problemi, ma un governo tropo debole, in un sistema politico assai frammentato nel quale si fronteggiano per procura l'Iran _ rappresentata da Hezbollah _ e l'Arabia Saudita che ha così tanta influenza sul premier Hariri da aver innescato durante una visita a Riad le sue dimissioni forzate, poi ritirate.

“Dopo la fine del mandato del presidente libanese Michel Suleiman nel 2014 _ scrive Bashar Halabi per ISPI _ il paese è entrato in una fase di stallo politico che ha visto il palazzo presidenziale di Baabda vuoto per oltre due anni. Il Parlamento si è riunito 45 volte nell'arco di 29 mesi e non è riuscito a eleggere un presidente. Le elezioni sono state in gran parte ritardate da Hezbollah e dal Movimento patriottico libero (FPM), il partito cristiano-maroniuta fondato da Michel Aoun. Tuttavia, la situazione di stallo è stata spezzata nell'ottobre 2016, quando l'ex primo ministro Saad Hariri ha raggiunto un accordo con il suo avversario politico di lunga data Michel Aoun, che ha portato all'elezione di Aoun alla presidenza e alla nomina di Hariri alla presidenza”.

“L'accordo _ prosegue Halabi nel dossier ISPI sulle elezioni libanesi _ ha segnato una nuova fase nel contesto politico libanese e ha voltato pagina sul lungo scisma verticale esistente tra due coalizioni politiche libanesi. Il cambiamento di alleanze ha avuto una ripercussione diretta su due aspetti principali: il cambiamento degli equilibri di potere nella guerra in Siria dopo l'intervento militare russo a sostegno di Bashar al-Assad e il ritiro dei sauditi dal Libano, che ha comportato l'annullamento di un contributo di 1 miliardo di dollari per l'esercito libanese. Mettere ordine tra gli arcirivali di ieri è stato utile per disinnescare le tensioni settarie preesistenti nel paese; tuttavia, non ha portato al buon governo, lasciando i cittadini libanesi con grandi delusioni per quanto riguarda il degrado dei servizi pubblici e delle infrastrutture, una crisi dei rifiuti che ha fatto notizia in tutto il mondo, una cattiva gestione della crisi dei rifugiati siriani e una situazione economica sempre più allarmante”.

“Nel paese _ osserva Halabi _ sembra esista un'unica alleanza netta: quella sciita tra il presidente del Parlamento, il movimento Amal di Nabih Berri, e gli Hezbollah . Questa alleanza sciita “8 marzo” sta conducendo le elezioni insieme in tutte le circoscrizioni in cui vi sono seggi sciiti; a parte questo, tutte le altre principali forze politiche non sono riuscite a formare liste elettorali comuni a livello nazionale. Alcuni sono alleati in un certo numero di collegi elettorali, mentre altri sono in concorrenza tra loro. Tale disordine ha portato anche alla mancanza di un programma politico coerente da parte dei partiti politici tradizionali, dando ai candidati "indipendenti" la possibilità di correre sotto lo slogan di "lotta alla corruzione"”.

"Una coalizione di attivisti _ ha scritto Al Monitor _ si è riunita per formare una coalizione nazionale chiamata Tahaluf Watani - che comprende circa 11 movimenti diversi, tra cui Li Baladi, Baalbak Madinati e You Stink! per competere per i seggi nei 15 distretti del Paese. Tra questi alcuni che si sono fatti conoscere per il loro attivismo durante la crisi dei rifiuti del 2015, come Asaad Thebian, Marwan Maalouf e Imad Bazzi of the You Stink! E tra i candidati indipendenti ci sono anche la celebrità locale Paula Yacoubian, regina di un talk show politico ospite della TV Future di proprietà di Hariri che ha lasciato il suo lavoro in televisione, per correre come candidato per il movimento politico "senza leader" Sabaa. "Abbiamo deciso di correre perché coloro che sono scesi in piazza nel 2011 e nel 2015 devono far sentire la loro voce in parlamento", ha detto Thebian, che corre nel primo distretto di Beirut, ad Al-Monitor. "Abbiamo bisogno di un cambiamento radicale nel sistema, di un governo responsabile e di uno Stato funzionante e di parlamentari che conoscano la società". Secondo Rabie Barakat, commentatrice politica libanese ed ex opinionista del quotidiano Assafir, è improbabile che il movimento della società civile veda risultati tangibili alle elezioni. "Manca loro un coordinamento adeguata; alcuni _ ha detto al quotidian Al Monitor _ stanno correndo da una prospettiva apolitica, che non funziona nelle elezioni parlamentari. Mancano risorse sufficienti e non fanno parte dell'attuale struttura clientelare in Libano, il che significa che sono già in ritardo in termini di solida base di supporto". Ma la bassa afflunza da loro qualche chance di conquistare qualche seggio.