"Dobbiamo sperare nella stabilità politica della Siria e vogliamo rafforzare la collaborazione, ma ricordiamo bene cosa successe in Iraq dopo la caduta di Saddam, quando ci furono violente lotte. E lì, oggi, non c’è stabilità". Angela Merkel non è cambiata: il proverbiale blazer blu, i pantaloni neri, l’espressione quasi sempre imperturbabile, sorrisi appena accennati. Ma l’affollata presentazione del suo libro di memorie ("Libertà", edito da Rizzoli), a Milano, con Walter Veltroni ad incalzarla, è anche l’occasione per raccontare ’Il mondo secondo Angela’: dal Medio Oriente all’Ucraina, passando per Trump e la necessità di un’Europa sempre più unita, "che non deve rimanere cristallizzata nella sua forma attuale". Sicuramente è la tragedia israelo-palestinese uno degli argomenti che angosciano di più l’ex cancelliera. "Abbiamo visto grande violenza a seguito dell’attacco brutale di Hamas, che ha come obiettivo l’annientamento di Israele. Ma sappiamo che anche all’interno dello Stato ebraico oggi ci sono posizioni divergenti. Sì, dobbiamo fare tutto il possibile per garantire la sicurezza di Israele. Ma questo non vuol dire essere d’accordo con Netanyahu e penso che anche i palestinesi abbiano diritto ad uno Stato in cui vivere". Merkel affronta di petto il tema Ucraina, per lei non facile: a causa dell’invasione russa è finita spesso e volentieri sul banco degli imputati, per la strategia del dialogo verso Putin. Anche su questo lei – che difende sia gli accordi di Minsk che la scelta, nel 2008, di non far entrare subito Kiev nella Nato – vuole esprimersi con chiarezza: "La Russia non deve vincere questa guerra. L’Ucraina deve rimanere uno Stato indipendente e ha bisogno del nostro sostegno. Lo dobbiamo fare anche per la nostra stessa sicurezza". La Kanzlerin, che ha passato centinaia di ore, negli ultimi decenni, a cercare di trattare con il capo del Cremlino, non se lo fa dire due volte: "Putin ha violato l’integrità territoriale di un Paese, è una persona che calpesta tutti i nostri valori.
Ecco perché dobbiamo organizzare diversamente la nostra linea politica: perché sul nostro sul territorio europeo è in corso una guerra". L’altro mantra di Angela non può che essere l’Europa. Ossia un’Ue sempre più coesa, un’Ue "che non è fatta solo di Germania e Francia", in cui tutti sono chiamati a intensificare la coesione (vedi alla voce pandemia). Ma è un’unità vieppiù necessaria a fronte del ritorno di Trump alla Casa Bianca: "Per lui esistono solo vincenti e perdenti, non riesce a concepire una situazione in cui tutte le parti hanno successo. Una buona politica è quella che gli fa capire che l’America ha bisogno dell’Europa".