Venerdì 22 Novembre 2024
LORENZO BIANCHI
Esteri

La legge di Hamas: rivali trucidati e pene capitali. Gaza sotto scacco

Nel 2007 la cacciata dei moderati di Abu Mazen. E oggi i terroristi soffocano ogni forma di rivolta

Roma, 11 ottobre 2023 – Il 4 agosto i servizi di sicurezza di Hamas hanno disseminato di posti di blocco il centro della città di Gaza. Era uno schieramento preventivo. I leader temevano che si ripetessero le manifestazioni di piazza della settimana precedente, dimostrazioni innescate dai frequenti black-out di corrente, dalle interruzioni nella fornitura di gas e dalle insopportabili condizioni di vita nella Striscia. Lo slogan urlato dai dimostranti era "Vogliamo vivere dignitosamente". Immagini diffuse su internet mostravano princìpi di incendio su una strada della città, la perquisizione delle persone a bordo delle auto in transito e il controllo dei loro documenti. I cellulari di chi riprendeva la scena sono stati sequestrati. Reparti della sicurezza avevano preso posizione vicino alle moschee più importanti.

Hamas governa la Striscia da 16 anni con il pugno di ferro e le esecuzioni capitali. Il 9 agosto un suo tribunale ha condannato a morte 7 cittadini di Gaza per “collaborazionismo con Israele” e altrettanti ai lavori forzati per 25 anni. Secondo l’agenzia di stampa Maan News avrebbero fornito al nemico nomi, indirizzi, numeri di telefono e indicazioni sui depositi di armi. A uno dei condannati a morte sarebbe stato concesso un permesso per lavorare in Israele. Il 3 aprile sono stati giustiziati altri due uomini, sempre per presunti rapporti con Israele. Il 5 settembre 2022 erano stati uccisi in pubblico, con centinaia di persone autorizzate ad assistere, altri cinque condannati, due per "collaborazione con Israele" e tre per omicidio. Secondo Progetto Dreyfus molte esecuzioni sono un modo per togliere di mezzo gli oppositori interni di Hamas.

L'esultanza dei sostenitori di Hamas dopo il raid
L'esultanza dei sostenitori di Hamas dopo il raid

Gli arabi non estremisti esistono, ma sono in gravi difficoltà. In un’intervista del 12 maggio 2021 Ali Jarbawi, professore di Scienze politiche all’Università di Bir Zeit, laureato all’università statunitense di Cincinnati e ministro della Pianificazione nel governo guidato da Salam Fayyad, ammetteva: "È molto difficile essere un palestinese moderato nei periodi nei quali esplode la violenza. Dopo anni di compressione di tutti i nostri diritti, noi oggi abbiamo capito una cosa: in Israele non abbiamo più un partner per costruire il famoso accordo politico ribattezzato con la formula ’Due popoli, due Stati’". Fayyad fu primo ministro di un governo di unità nazionale voluto dal presidente dell’Autorità Nazionale Palestinese nonché leader di Al Fatah Abu Mazen. Gli uomini in armi di Al Fatah furono sistematicamente massacrati dai miliziani di Hamas a partire dal 12 giugno del 2007. Al Fatah abbandonò definitivamente la Striscia.