"Gli abusi generano atroci sofferenze e ferite, minando anche il cammino della fede". Spesso la loro radice è nella violenza che scaturisce "dall’abuso di potere, quando usiamo i ruoli che abbiamo per schiacciare gli altri o per manipolarli". Il discorso naturalmente è preparato. Ma dopo la stilettata che gli ha rifilato il premier belga, Alexander De Croo, mettendo immediatamente da parte protocollo ed etichetta nella cerimonia di accoglienza ("Sugli abusi non basta parlare, bisogna agire"), papa Francesco, incalzato anche dal Re del Belgio, il cattolico Philippe, ("Dei bambini sono stati orribilmente feriti, segnati per la vita"), non ha potuto fare a meno di tornare sulla questione abusi, e, al suo secondo giorno di visita ufficiale in Belgio, ripeterne la condanna, spronando ancora una volta le gerarchie ecclesiastiche e l’intero corpo ecclesiale ad un severo mea culpa.
"Vergogna! Chiedo perdono!", aveva detto Bergoglio al suo arrivo, consapevole che il Paese si aspettava scuse ufficiali dal Pontefice, ufficialmente sbarcato a Bruxelles per celebrare i 600 anni dell’Università di Lovanio. Ignorare la questione è però impossibile. Il Belgio, dove i cattolici sono il 58% di una popolazione di 11 milioni ma crescono gli agnostici e i cosiddetti lontani da Chiesa e fede, è da anni scosso dalle rivelazioni venute a galla grazie al lavoro di una commissione parlamentare sulle nefandezze compiute dal clero ai danni dei minori.
Oltre mille sono le denunce finite nel dossier e nel marzo di quest’anno, anche per dare un segnale, Bergoglio ha ridotto allo stato laicale, il vescovo emerito di Bruges, Roger Vangheluwe, abusatore per ben 13 anni di un ragazzo che era addirittura suo nipote. Il quadro dei misfatti non è completo. L’altra pagina nera è quella delle adozioni forzate: tra gli anni ‘50 e gli anni ‘70, sarebbero stati 30mila i neonati sottratti alle loro madri perchè non sposate. A ‘commerciare’ questi bambini erano spesso gli stessi istituti religiosi che in cambio mettevano le mani sulle generose donazioni delle nuove famiglie.
Per dimostrare che la sua è anche una volontà di azione, Francesco ha incontrato un gruppo di vittime, non solo ascoltando direttamente da loro lo scempio subìto ma anche annotando richieste e prendendo nota di fatti e circostanze per riservarsi ulteriori azioni. Francesco ha gelato poi le attese di tante donne e di quei settori della Chiesa che attendono, magari al prossimo sinodo, una svolta sulle riforme.
Proprio agli studenti cattolici di Lovanio Bergoglio, sulla donna, ha detto che la Chiesa "non è un’azienda multinazionale", la "dignità" della donna, ha sottolineato, non ha a che vedere con "opposte rivendicazioni" con gli uomini. E poi, per essere ancora più chiaro: "La donna è più importante dell’uomo ma è brutto quando vuole fare l’uomo". All’uscita, mentre il Papa andava via tra saluti e apllausi, alcune studentesse hanno contestato anche con un volantinaggio.