Roma, 3 marzo 2025 – Zelensky ha tenuto. Dopo lo scontro brutale con Trump e Vance, il presidente ucraino ha guadagnato una mobilitazione per l’Ucraina come non si vedeva da due anni. Soprattutto ha rafforzato un palcoscenico per l’Europa. Una resa l’avrebbe ridotta a soggetto comprimario in una negoziazione tra Trump e Putin. Il presidente americano rispetta i soldi duri, la potenza aggressiva, l’interesse nazionale, gli elettori: vuole staccare la Russia dalla Cina e organizzare a suo modo l’equilibrio globale. Putin, dopo tre anni di sconfitte e isolamento, rispetta solo la potenza imperiale, la forza bruta, esalta la sua visione etnico-imperiale del mondo russo: cerca in Trump una via d’uscita.
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In realtà, nelle settimane passate non si era visto nessun piano concreto, solo un tavolo di negoziati, ma senza Ucraina e senza Europa. Invece Zelensky ha retto, un asse franco-inglese ha colto l’occasione. A Londra si sono riuniti 16 paesi con UE e NATO, condividono principi di democrazia liberale, sovranità nazionale, cooperazione internazionale (cercando di integrare Turchia e Canada). Soprattutto, sperimentano un inedito asse. Starmer e Macron hanno cercato di convincere Trump e promosso i vertici europei; si dicono pronti a presentare un piano per gestire la guerra. Una novità rispetto al ventennale asse franco-tedesco, rafforzato dopo la Brexit. Certo, la Germania deve formare un nuovo governo, ma il cristiano democratico Merz appare deciso sulla loro stessa linea.
Una novità importante: l’alleanza franco-inglese è stata per oltre un secolo e mezzo il polo del liberalismo europeo, si formò con il sostegno ai nazionalismi indipendentisti e la guerra di Crimea (contro gli assolutismi), continuando con due conflitti mondiali (contro gli imperi centrali, e poi contro la Germania nazista). Oggi Francia e Inghilterra sono dotati di armi nucleari, esperienze operative, efficienti intelligence: potrebbero interpretare il nucleo centrale di una alleanza in una Europa che ha soldati, aerei e armi convenzionali, come e più di altre potenze globali, ma deve recuperare il gap nucleare, tecnologico e industriale.
Il percorso non è scontato, c’è il tema di fondo della fisionomia e dell’identità stessa delle istituzioni occidentali (posto con forza dal governo italiano), a partire dalla situazione della Nato. A Londra si è indicato all’ordine del giorno il rafforzamento di una Europa militare, ma l’asse franco-inglese è solo un punto di partenza. Il piano riassunto da Starmer alla fine del vertice parte dalla volontà di rafforzare l’Ucraina, vuole recuperare subito il rapporto con gli USA, ma con l’Europa da co protagonista in ogni tavolo. Soprattutto, porta sul tavolo delle eventuali trattative una visione diversa dal sovranismo di Trump e dall’imperialismo di Putin: i principi di libertà e indipendenza su cui si è fondata l’Europa e ha combattuto l’Ucraina.