Ancora una volta la diga repubblicana ha fermato l’ondata dell’estrema destra in Francia. Nel 2002 aveva respinto l’assalto di Jean-Marie Le Pen. La figlia Marine ha subito la stessa sorte alle presidenziali 2012, 2017 e 2022 (le ultime due battuta da Macron). Ora, alle legislative, non solo non ha vinto ma è finita terza, superata dai centristi di Macron oltre che dal Fronte Popolare, vincitore a sorpresa.
Finire fuorigioco per la quarta volta è grave, uno smacco che potrebbe provocare complicazioni per Marine all’interno del Rassemblement national. "Possiamo andare avanti in questo modo, con milioni di voti che non servono a niente?", si chiedevano ieri sera i militanti. Sta di fatto che Marine ha fallito l’obiettivo tanto sbandierato: Bardella a Matignon e lei, fra tre anni, all’Eliseo. La riscossa della gauche incarnata nei duelli e nelle triangolari ha ribaltato i risultati del primo turno e i pronostici della vigilia. È una débâcle, anche se Marine ha perso con onore dimostrando che il suo partito è comunque ancorato nel panorama politico. Una débâcle prevista da Macron, che sciogliendo il Parlamento ha voluto mettere gli elettori con le spalle al muro: il presidente, che certo non auspicava il successo vistoso del Nuovo Fronte Popolare, era sicuro che la "diga" anti-Le Pen avrebbe funzionato ancora.
Cosa ha giocato contro Marine? In primo luogo
l’impreparazione evident e dei suoi uomini, a cominciare dal levigato Jordan Bardella, giovane di belle maniere che spopola su TikTok ma non si intende di pensioni, conti pubblici e default. "Siamo pronti a governare", aveva detto Marine. Non era vero, e tutti o quasi se ne sono accorti. Ma il suo errore maggiore è stato sopravvalutare la rabbia dei francesi, il loro desiderio di rovesciare il tavolo. I tempi sono duri, occorrono persone esperte e alla guida del Paese. Un governo di "tecnici"? Con un premier accettabile per tutti, tipo Christine Lagarde? Lo vedremo nelle prossime ore.