Roma, 30 dicembre 2024 – Una vicenda complessa, che coinvolge tre Stati e che potrebbe andare per le lunghe e un Paese, gli Stati Uniti, che in questo momento non può fare concessioni di nessun tipo alla Repubblica Islamica dell’Iran. Eric Terzuolo (foto sotto), diplomatico americano in pensione e professore di Relazioni Internazionali all’American University di Washington, spiega perché il rilascio di Cecilia Sala potrebbe non essere rapido.
Professor Terzuolo, Cecilia Sala da 11 giorni è in un carcere di Teheran senza che sia ancora stata formulata alcuna ipotesi di reato. Che idea si è fatto di questa vicenda?
"Purtroppo, è una cosa che non mi sorprende. Negli Stati Uniti abbiamo un’espressione per descrivere questa pratica, la hostage diplomacy, la diplomazia degli ostaggi. Si tratta di una prassi ormai consolidata dagli iraniani. Non facciamoci illusioni. In Iran lo Stato di diritto non esiste. Le persone ‘arrestate’ diventano merce di scambio per ottenere qualcosa. Il ‘qualcosa’ in questo caso potrebbe essere Mohammad Abedini Najafabadi, ingegnere iraniano fermato a Malpensa proprio tre giorni prima che Cecilia fosse arrestata".
Perché però mettere in carcere in modo pretestuoso una giornalista italiana se l’obiettivo sono gli americani?
"In effetti se il loro obiettivo fosse stato la liberazione di Najafabadi sarebbe convenuto puntare su cittadini americani residenti in Iran. Però è anche vero che l’Italia è uno dei partner più importanti degli Usa; quindi, possono aver pensato che fosse una situazione ugualmente valida".
Washington verrà incontro a eventuali richieste del governo italiano e rinunciare all’estradizione?
"Se devo essere sincero, la vedo molto difficile".
Perché?
"Sostanzialmente per due motivi. Il primo è che, nel 2023, cinque cittadini americani sono stati liberati in Iran dopo un lungo negoziato. Il suo prezzo però è stato particolarmente alto, sono stati scongelati fondi per diversi miliardi di euro. L’amministrazione Biden è stata molto criticata per l’atteggiamento blando che ha avuto con l’Iran e anche nella scorsa campagna elettorale è stata molto criticata per questo. In secondo luogo, il 20 gennaio si insedia l’amministrazione Trump. È vero che il futuro presidente ci ha abituato a sorprese repentine ed è davvero difficile sapere a priori che cosa succederà. Ma va anche sottolineato che la sua posizione nei confronti dell’Iran è piuttosto chiara e dura".
Come mai gli Usa tengono tanto a Mohammad Abedini Najafabadi?
"Najafabadi ha violato le leggi statunitensi che regolano l’esportazione dei materiali a potenziale utilizzo militare, in questo caso sistemi di guidance che possono essere utilizzati da droni. In particolare, Najafabadi è stato accusato di aver fornito questi sistemi alle guardie rivoluzionarie iraniane, che poi li hanno passati a un loro proxy denominato Islamic Resistance in Iraq e considerato organizzazione terroristica sciita. Questi li hanno utilizzati in un attacco dove sono morti tre soldati americani, con decine di feriti gravi. Credo che l’amministrazione Usa voglia processarlo secondo le leggi nazionali".
A quel punto cosa succede alla trattativa per liberare Cecilia?
"È brutale dirlo, ma l’Italia dovrà trovare un’altra pedina di scambio che possa interessare a Teheran. Verrà intavolata una nuova trattativa e andrà tenuto conto del fatto che sono processi molto delicati e purtroppo possono essere anche lunghi".