Domenica 13 Ottobre 2024
MARTA OTTAVIANI
Esteri

Le memorie del dissidente. Navalny e la tragica profezia: "La mia vita finirà in cella"

Il libro postumo di Alexei Navalny rivela la sua consapevolezza di morire in prigione, confermando le sue previsioni. Critico verso Putin, ha denunciato la corruzione fino alla fine, lasciando la Russia senza speranza.

Le memorie del dissidente. Navalny e la tragica profezia: "La mia vita finirà in cella"

Il libro postumo di Alexei Navalny rivela la sua consapevolezza di morire in prigione, confermando le sue previsioni. Critico verso Putin, ha denunciato la corruzione fino alla fine, lasciando la Russia senza speranza.

Navalny sapeva che sarebbe morto in carcere. È forse la pagina più drammatica del suo libro di memorie, che uscirà il 22 ottobre, a nove mesi dalla sua morte, avvenuta il 16 febbraio in una colonia penale oltre il Circolo Polare Artico, ufficialmente per cause naturali, ufficiosamente perché stremato da una prigionia. "Passerò il resto della mia vita in prigione e morirò qui – scriveva Navalny nel marzo 2022 sul diario di cui il settimanale New Yorker ha riportato alcuni estratto –. Non ci sarà nessuno a cui dire addio. Tutti gli anniversari saranno celebrati senza di me. Non vedrò mai i miei nipoti". La consapevolezza di un destino che si sarebbe avverato poco meno di 24 mesi dopo. Al momento del decesso, Navalny stava scontando 19 anni di reclusione, ufficialmente per ‘estremismo’, ufficiosamente perché troppo critico sul presidente Putin e perché stava iniziando a diventare un po’ troppo popolare nell’opinione pubblica. Prima di finire in carcere, Navalny era scampato a ben due tentativi di omicidio, il secondo, nell’agosto del 2020 con l’agente nervino Novichok gli era quasi costato la vita. Curato in Germania, fu arrestato subito dopo il suo rientro in Russia, nel gennaio 2021. Nonostante il carcere, non ha mai smesso di denunciare la corruzione, parte integrante del modello di gestione del potere di Vladimir Putin. Pochi giorni dopo la sua incarcerazione, fu pubblicato un video, visualizzato da oltre 100milioni di persone sul palazzo faraonico, con tanto di pista da hockey, che il presidente russo possiede sul Mar Nero. "L’unica cosa che dovremmo temere è di consegnare la nostra patria per essere saccheggiata da una banda di bugiardi, ladri e ipocriti". In altre pagine, non nasconde la sofferenza di una prigionia stremante, che ha lasciato la Russia orfana dell’unica speranza su cui poteva contare, la cui eredità non sembra essere stata raccolta da nessuno, nemmeno all’interno del suo entourage.