Roma, 22 luglio 2021 - Dieci centimetri di bikini. E’ la larghezza regolamentare del costume che deve coprire i glutei perché le ragazze possano giocare le competizioni di pallamano da spiaggia, sport che abbiamo inventato noi nel 1990 per tentare il successo che già aveva ottenuto il beach volley sugli arenili della California. Ma mentre quest’ultimo è gioco olimpico dal 1996, la pallamano da spiaggia non ha ancora ottenuto la patente a cinque cerchi, mentre la gemella al coperto c’è da Berlino 1936. E nonostante il gioco nasca in Italia e la nazionale femminile sia stata campione d’Europa e vincitrice dei World Games nel 2009, ben pochi conoscono il beach handball e ancor meno le regole sulla misura "sessista" del costume che stanno mandando in tilt il movimento dopo la protesta che la Norvegia ha posto in atto durante i campionati europei di Varna, la perla bulgara sul Mar Nero. Per giocarsi il terzo posto nel campionato contro la Spagna, le scandinave hanno coperto la parte bassa del loro bikini con un attillato short, con buona pace del pubblico maschile che ha potuto solo immaginare le forme delle atlete.
Le norvegesi hanno perso la partita, ma soprattutto hanno subito per il loro comportamento anti-voyeuristico una multa di 150 euro a testa. La Federazione si è schierata con le atlete e ha pagato la somma totale stigmatizzando in un tweet la decisione delle autorità sportive europee: "Siamo molto orgogliosi di queste ragazze, che durante i Campionati europei hanno alzato la voce e hanno annunciato che ne avevano abbastanza di questa regola. Noi della Nhf vi sosteniamo e supportiamo. Insieme continueremo a lottare per cambiare le regole dell’abbigliamento, in modo che i giocatori possano giocare con i vestiti che preferiscono".
Sullo stesso tono anche un post personale del presidente della Federazione pallamano norvegese, Kare Geir Lio, al quale ha risposto il portavoce della Federazione europea, Andrew Barringer: "L’Ehf si impegna a portare avanti questo argomento nell’interesse delle varie nazioni, tuttavia un cambiamento delle regole può avvenire solo a livello internazionale".
Se la protesta della Norvegia avrà un seguito si saprà presto, perché un vertice tra Federazioni è stato convocato a breve. Le giocatrici norvegesi non hanno dubbi: l’obbligo del bikini è "sessista e imbarazzante", ha detto la capitana Katinka Haltvik.
Il gioco, spiegano le atlete, è veloce e impone torsioni e movimenti che da un momento all’altro possono scoprire anche quei pochi centimetri di corpo coperti.
"I calzoncini – hanno dichiarato – sono più comodi e non danno vantaggio sui risultati". E visto che si tratta di uno sport e non di una sfilata di moda… Lo scontro fra sessi sottolinea in fondo che la donna che fa sport deve essere anche esteticamente interessante?
Le atlete vogliono che ciò sia superato e ritengono discriminatorio che i loro colleghi possano, nella pallamano da spiaggia, giocare con canotte tutto meno che sexy e pantaloncini svolazzanti fino a dieci centimetri dal ginocchio. In fondo, è proprio una questione di misure.