Evgenij Prigozhin, l’ex cuoco del Cremlino, da nove anni signore e padrone della milizia Wagner, braccio armato di Putinin in Africa e Medio Oriente, l’uomo dei lavori sporchi, accusato di crimini di guerra in più teatri di operazioni, si è sentito con le spalle al muro. E ha reagito rabbiosamente come un animale messo alle strette: attaccando. O la va o la spacca.
Messo in un angolo dal suo arcinemico, il potente ministro della Difesa Shoigu, che voleva togliergli il “giocattolo“ mettendo la Wagner sotto il controllo dello Stato Maggiore, Prigozhin ha risposto alzando l’asticella.
Cresciuto nell’università della strada, Prigozhin finisce appena maggiorenne davanti ad un giudice e condannato per furto, pena condonata, ma due anni dopo viene processato ancora, accusato di rapina, frode e gestione di una rete di prostituzione minorile.
Gli danno 12 anni, ne sconta nove ed esce nel 1990, quando l’Unione Societica sta crollando. Sono tempi senza regole. Lui diventa imprenditore, prima creando una catena che vende hot dog e un casino e poi creando una socetà di ristorazione.
Nel suo ristorante per Vip conosce Putin. E scocca la scintilla. Prigozin organizza i ricevimenti al Cremlino riceve appalti statali milionari ma la definizione di “cuoco di Putin“ gli sta stretta. E così dal 2014 crea due nuove attività; la compagnia di mercenari Wagner e una società di troll al servizio del Cremlino. Per anni usa il profilo basso per questi business, finchè, a “operazione speciale “ avviata, rivendica infine la partenità di Wagner. Forte della protezione di Putin, Prigozhin alza i suoi obiettivi e decide di fare la guerra a Shoigu, con l’obiettivo di rendere il suo posto. Ma Shoigu non è meno tosto di lui e convince Putin a limitare la Wagner, che pure gli fornisce carne da cannone e produce risultati in Ucraina, come a Bakhmut, seppure al costo di oltre dicimila morti, in buona parte galeotti che combattono per avere il perdono.
Il sogno di Prigozhin è il potere, ma sa che non potrà mai candidarsi alle presidenziali per sfidare Putin, che lo stroncherebbe. Così mette nel mirino Shoigu e quando vede che sta perdendo tenta il colpaccio. Prendersi la Russia. Un sogno che sfuma in un accordo dell’ultimo minuto, che sembra più una fragile tregua che una pace.