Venerdì 23 Agosto 2024
GIAMPAOLI PIOLI
Esteri

L’America di Harris. Libertà e patriottismo diventano slogan di sinistra: "Ma più diritti e inclusione"

L’anti-Trump punta su un’agenda progressista e la difesa del ceto medio in difficoltà. L’endorsement di Clinton: "Ce la faremo, ma dovremo lottare fino all’ultimo giorno".

L’America di Harris. Libertà e patriottismo diventano slogan di sinistra: "Ma più diritti e inclusione"

L’anti-Trump punta su un’agenda progressista e la difesa del ceto medio in difficoltà. L’endorsement di Clinton: "Ce la faremo, ma dovremo lottare fino all’ultimo giorno".

Chicago, 23 agosto 2024 – Ci sono almeno quattro parole che emergono dal discorso d’ investitura di Kamala Harris, saranno scandite quotidianamente fino alle elezioni del 5 novembre.

Gioia, speranza, ottimismo e futuro. Ma due in particolare domineranno il confronto politico: libertà e patriottismo. Erano rimaste sempre patrimonio assoluto dei Repubblicani dai tempi di Reagan, poi fatte proprie da Trump. Libertà significava meno regole, soprattutto in economia e libertà di armarsi.

Ora i democratici la declinano in modo diverso: è libertà di decidere del proprio corpo, libertà di amare e sposare chi si vuole. Se patriottismo per i repubblicani vuol dire difendere l’orgoglio nazionale, la superiorità americana anche militare, per i dem è difesa della Costituzione, amore per il Paese della tolleranza e dei diritti umani. Un patriottismo nazionalistico e chiuso da un lato , di piena apertura dall’altro. Se Trump sostiene che si deve guardare al grande passato americano, la tenda larga di Kamala guarda al futuro di un Paese multirazziale. tollerante e inclusivo.

Dopo quattro giorni di Convention e musica a Chicago, nel super finale rimbombano le parole d’ordine di Harris. Un inno anti-Trump. "Ma la libertà non è facile da conquistare e bisogna mantenerla", dicono gli alleati di Kamala che si alternano sul palco, da Bill Clinton a Oprah Winfrey, da Nancy Pelosi agli stessi Obama. Ci sono poi i repubblicani ribelli che voteranno per la vice presidente: "Il nostro non è un voto ai democratici – spiega il sindaco repubblicano di Mesa In Arizona –, ma un voto per difendere la Costituzione e i suoi valori che devono essere rispettati da tutti. E Donald Trump non ci dà queste garanzie anche se in passato ho votato per lui".

In meno di tre settimane il Partito Democratico sta cercando di cambiare completamente pelle per far posto alle nuove leve che ricevono il testimone come ha fatto Harris da un anziano presidente come Joe Biden. I volti nuovi usano un linguaggio diverso. Sono ironici, sfrontati rapidi e semplici nelle risposte. Adottano gli slogan sportivi di Walz che accetta la nomination a vice presidente e parla come un coach, un allenatore, un uomo di squadra.

La domanda che si impone,a pochi mesi dal voto è: bastera? Gli indipendenti, i “non committed” che vogliono più garanzie sulla difesa dei palestinesi e sulla cancellazione del debito studentesco sembrano virare lentamente verso Kamala, così come la popolazione dei maschi di colore che hanno guardato con sempre maggiore interesse alla politica muscolare di Trump e ora si stanno riorientando.

Ma le tenere lacrime di Gus, il figlio diciassettene di Walz che soffre vistosamente di Adhd (disturbo di attenzione e iperattività) e della figlia Hope, nata con un processo di fecondazione assistita che i Maga vogliono abolire, sono diventati i messaggi più evidenti di un’America Dem che punta al ceto medio, crede nei valori della famiglia e nella solidarietà, vuole un’assistenza medica sostenibile per tutti e considerata "un diritto", cosi come la casa e la scuola. Nella contagiosa allegria di queste ore si fanno sentire le parole sagge di Bill Clinton, che con la voce roca ha detto: "Kamala Harris deve essere eletta presidente degli Stati Uniti e lo sarà, ma bisogna lottare fino in fondo, fino all’ultimo giorno, perché troppe volte i democratici pensavano di aver già vinto le elezioni e poi le hanno perse".