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L’ex diplomatico: servono unità di intenti e autonomia
Ambasciatore Massolo (foto), gli europei fanno gli offesi perché si sta preparando il tavolo negoziale sull’Ucraina senza di loro. Hanno ragione? "Il paradigma che reggeva finora – sicurezza dagli Usa, gas dalla Russia e mercato dalla Cina – non regge più. L’Europa deve reagire a questo nuovo stato di cose". In genere siamo abbastanza lenti a reagire. "Nel caso del Covid l’abbiamo fatto con una certa lentezza ma abbiamo reagito. Nel caso di una guerra guerreggiata nel cuore del continente finora non abbiamo individuato reazioni all’altezza". Trump può essere un problema o un’opportunità? "Il presidente Usa persegue una logica imperiale, in base alla quale si riserva di decidere secondo gli interessi americani. Dobbiamo abituarci a convivere con questa logica".
Con una ipotetica amministrazione democratica sarebbe stato molto diverso? "Nei toni e nei modi certamente. Nella sostanza probabilmente non troppo". Questo che cosa significa per noi? "In un mondo che si sta ridefinendo in base a sfere d’influenza, Trump considera l’emisfero occidentale come una sorta di pertinenza. Sta a noi riequilibrare questo argomento, per prima cosa non consentendo loro di di spostare troppo i loro interessi altrove. Sappiamo bene che non c’è sicurezza in Europa senza gli Stati Uniti". Ma tutto questo ha un costo per l’Europa. "Qui sta il punto. La presidenza Usa ci chiede di dare un corrispettivo in cambio di un rapporto securitario con l’Europa".
Che cosa dovrebbe fare la Ue per uscire dall’angolo? "Non credo si possa affrontare una fase del genere senza che i Paesi più importanti trovino tra loro una comunità di intenti, al di là di quello che dicono i trattati sui processi decisionali. Senza perdere poi d’occhio il Regno Unito". Dobbiamo diventare adulti. "Nel mondo che si va creando o l’Europa si decide ad assumere una postura autonoma da posizioni meno vulnerabili senza dare pretesti agli americani o siamo condannati all’irrilevanza". Secondo lei ce la faremo? "Se perseguiamo il radioso futuro di un’Europa federale questa fase è superata dagli eventi. Se vogliamo un’Europa che sfrutti appieno quello che le regole attuali già consentono e intensifichi pragmaticamente i rapporti di collaborazione tra governi al di fuori dei trattati potremo imboccare la strada giusta: la spinta degli eventi lo renderà inevitabile".
Ieri Ursula von der Leyen ha aperto alla possibilità di finanziare la maggiore spesa per armi con un allentamento del patto di stabilità. "Se ne parla da tempo, ma non ci dimentichiamo che alla fine decidono i governi". La guerra dei dazi che Trump ha avviato è un elemento del quadro che si va delineando? "Lo strumento dei dazi è certamente uno di quelli che il presidente Usa adopera per smuovere la situazione e arrivare a un riequilibrio delle bilance commerciali, sia con l’Europa sia con Russia e Cina". E in tutto questo l’Italia che cosa può fare? "A livello nazionale ben poco". La premier però ha un ottimo rapporto con Trump. "Parlare a Trump dell’Europa e all’Europa di Trump può aiutare. L’importante è individuare l’equilibrio giusto".