Il presidente russo gioca tutte le sue carte per diventare ‘Putin l’Africano’ e conquistarsi un posto ancora più al sole nel continente, con le buone o con le cattive. Ad aiutarlo in questo ambizioso progetto, che si scontra con le mire di molti altri Paesi, in testa la Cina, ci sono la diplomazia e il mestiere delle armi. Ieri a San Pietroburgo è stato inaugurato il Forum economico-umanitario fra Russia e Africa. Una due giorni fitta di incontri e di agenda parallela, che si è aperta con un annuncio a sorpresa: Putin si è detto disponibile a fornire a sei Paesi africani gratis 25-50mila tonnellate di grano nei prossimi tre-quattro mesi. Sembra quasi una risposta agli attacchi del segretario di Stato Antony Blinken, che ha fatto appello ai leader dei Paesi africani, perché chiedano conto alla Russia del mancato rinnovo dell’accordo sul grano, fatto saltare meno di due settimane fa a un anno dalla sua prima ratifica, avvenuta grazie alla mediazione della Turchia. Ma ‘Putin l’Africano’ ha intenzione di fare tutto, ma non beneficenza. L’offerta del grano gratis e per un periodo limitato di tempo serve per approfondire i legami economici con il continente, che sono molto più modesti rispetto a quelli di tanti altri Paesi, fra cui gli Usa e soprattutto la Cina (di cui hanno parlato anche Meloni e Biden nel loro incontro), che, coerentemente, con il suo modus operandi, ha puntato tutto su investimenti diretti e rapporti commerciali.
Il presidente russo, ha ricevuto privatamente i leader di alcuni fra i Paesi più strategici. Fra questi c’è anche il presidente egiziano Al-Sisi, fino a questo momento il più restio ad appoggiare l’invasione di Mosca dell’Ucraina. Ma proprio in Egitto nel 2023 inizieranno i lavori per una zona industriale a trazione russa vicino al Canale di Suez, quindi i rapporti diplomatici devono rimanere forti. Se alla diplomazia pensa il numero uno del Cremlino, c’è poi il Signore della Guerra per eccellenza che, con buona pace di chi lo dava per finito, pensa al resto. Ieri Evgenij Prigozhin, il proprietario della Wagner, l’esercito privato più numeroso e potente del mondo, ha fatto la sua comparsa a San Pietroburgo dove, a margine del Forum, ha incontrato i leader di diversi Paesi africani. Fra questi ci sono il Niger, il Mali e il la Repubblica Centrafricana. Una scelta che non capita a caso. In Niger in questi giorni è in corso un golpe le cui dinamiche ricordano quello in Sudan in aprile. Le strade della capitale Niamey si sono riempite di bandiere della Federazione Russa e in centinaia hanno innegiato alla Wagner, segno che la percezione positiva di sta rapidamente radicando nella popolazione e non solo in Niger, ma anche in Mali e Botswana.
La Wagner, direttamente o indirettamente è presente in oltre la metà dei 49 Paesi presenti al Forum. Con i suoi miliziani, Prigozhin, è accusato non solo di perpetrare i peggiori crimini contro l’umanità per aiutare il dittatore di turno a conservare il suo potere e controllare il suo territorio, ma anche di spingere a comando i flussi di migranti che passano dal Sahel provenienti da ogni parte dell’Africa verso le coste settentrionali del continente, tentando poi la traversata nel Mediterraneo. Una presenza, quella della Wagner in Africa, rimarcata anche dal presidente della Repubblica, che l’ha definita ‘inquietante’, auspicando la nascita di ‘nuove architetture’ nella comunità internazionale