Roma, 3 marzo 2025 – Il titolo arriva per ultimo: tra Russia e Ucraina subito una tregua di un mese, "nell’aria, nei mari e nelle infrastrutture energetiche", chiedono Keir Starmer ed Emmanuel Macron a conclusione del summit di Londra per sbloccare l’accidentato percorso "verso una pace duratura".
È una richiesta ai belligeranti, ma anche a Donald Trump, che arriva – per bocca di Macron a Le Figaro – quando i 19 protagonisti del vertice sono già ripartiti. Un’accelerazione che segna una giornata già carica di novità. Oltre al piano dettagliato per lo stop ai combattimenti su "un fronte equivalente alla linea Parigi-Budapest", anche una "coalizione di Paesi volonterosi". Primi della lista Regno Unito e Francia, disposti a mobilitare fino a 30mila uomini in operazioni di peacekeeping. Ma la lista rimarrà aperta anche a ingressi successivi: "Possibilmente a uno o due altri Paesi. Un passo che non vuole escludere nessuno, ma che risponde alla necessità di agire rapidamente".
E per esplicitare che non sta chiacchierando, né aprendo un ponte con Washington senza pagare pedaggio, il premier britannico Keir Starmer mette sul piatto 1,6 miliardi di sterline (1,9 miliardi di euro) per 5mila missili da destinare alla difesa dei cieli ucraini. Soldi freschi che vanno ad aggiungersi al prestito a favore di Kiev per 2,23 miliardi di sterline (2,7 miliardi di euro). La presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen non vuole essere da meno e annuncia: "Giovedì presenterò un piano per riarmare urgentemente l’Europa".

Al summit di Londra il presidente ucraino Volodymyr Zelensky si sente finalmente a casa. I saluti sinceri e gli abbracci calorosi che riceve da tutti (anche da re Carlo III nella tenuta di Sandrigham) sono il manifesto sentimentale del vertice. Il padrone di casa Starmer apre e chiude una giornata di solidarietà non rituale. Soprattutto, di visione del futuro. L’idea di rifare la storia mentre si affronta la cronaca può sembrare smisurata. Ma è la strada che Regno Unito e Ue intendono imboccare. "Siamo a un bivio. Questo non è il momento per ulteriori discussioni: è il momento di agire", dichiara il premier laburista presentando il suo piano d’azione in quattro punti: "Consolidare la posizione dell’Ucraina" (attraverso il rilancio degli aiuti militari e il mantenimento della pressione economica su Mosca); arrivare a un cessate il fuoco che sia precondizione di una pace "giusta e duratura"; tutelare "la sovranità" del Paese invaso; delineare uno schema di garanzie adeguate nei confronti della Russia. L’idea è impacchettare il tutto e poi discuterne con gli Stati Uniti (già finiti in secca). L’accordo per la pace "coinvolgerà la Russia", ma Mosca non potrà dettare condizioni unilaterali. Dovrà discuterle. E il futuro cancelliere tedesco Friedrich Merz già applaude la svolta.
Al tavolo siedono in 19. Tranne Zelensky, sono tutti presidenti o primi ministri di paesi Nato-Ue o solo Nato. E ci sono ovviamente anche i vertici di Bruxelles e dell’Alleanza atlantica. In sintonia con Starmer, Giorgia Meloni chiede di preservare a ogni costo "l’unità dell’Occidente": se servisse, anche con "un vertice d’emergenza Usa-Ue". E intanto prende tempo per valutare la "proposta" anglo-francese. "Abbiamo bisogno dell’Italia ", anticipa Macron al Foglio.
Il vertice di Lancaster House proietta tutta Europa in una nuova dimensione: "Dobbiamo mettere l’Ucraina in una posizione di forza sia dal punto di vista economico che da quello militare", proclama la commissaria von der Leyen. "Lavoriamo tutti insieme in Europa per creare una solida base di cooperazione con l’America per il bene di una vera pace e di una sicurezza garantita", ragiona Zelensky, lui stesso stupito di un ribaltamento prospettico così veloce dopo la cacciata dallo Studio Ovale. E subito, via Bbc, manda un messaggio distensivo a Trump: l’accordo quadro sulle terre rare "è pronto per essere firmato".