di Aldo Baquis
TEL AVIV
Dopo quelli ancora scottanti a Gaza, in Libano ed in Iran, per Israele si è aperto ieri un nuovo minaccioso fronte di ostilità quando la Corte penale internazionale (Cpi) ha emesso mandati di arresto per il premier Benjamin Netanyahu e per l’ex ministro della Difesa Yoav Gallant. Sono accusati di aver commesso crimini di guerra e crimini contro l’umanità nell’ambito di "un attacco diffuso e sistematico contro la popolazione civile a Gaza". In particolare viene attribuito loro un "ricorso alla fame come metodo di guerra".
È la prima volta che la Corte penale dell’Aja emette mandati di arresto nei confronti di dirigenti di democrazie occidentali. "Un giorno nero per la giustizia, un giorno nero per la umanità "ha replicato sconvolto il capo dello Stato israeliano Isacc Herzog. "La Cpi si è schierata con il terrorismo ed il male, contro la democrazia e la libertà. Ha offerto uno scudo ai crimini contro l’umanità perpetrati da Hamas".
Il procuratore capo della Corte penale Karim Khan ha fatto appello a tutti i Paesi firmatari dello Statuto di Roma a rispettare i propri impegni. In oltre 120 Paesi (nonché all’Onu) Netanyahu e Gallant rischiano dunque l’arresto immediato al loro arrivo. "Netanyahu è adesso ufficialmente un ricercato" ha commentato con entusiasmo un portavoce di Amnesty international. Inoltre il fronte aperto dalla Cpi contro Israele potrebbe essere solo l’inizio di una offensiva internazionale ancora maggiore: ossia che in diversi Paesi mandati di arresto siano emessi anche contro i militari delle forze armate israeliane. E che si concretizzino le prospettive di embargo di forniture militari verso Israele, proprio mentre il suo esercito è impegnato da oltre un anno in uno sforzo senza precedenti contro Hamas, contro gli Hezbollah e contro l’Iran.
Di fronte alla enormità delle accuse mosse ai dirigenti del Paese – senza che fosse stata offerta loro la possibilità di affrontarle nel dettaglio e respingerle – gli israeliani hanno reagito con una indignazione generale che, per una volta, ha unito sia i governanti sia quasi tutte le forze dell’opposizione (comunisti esclusi). "La decisione antisemita della Corte penale – ha detto Netanyahu – è un nuovo ‘Processo Dreyfus’, che si concluderà allo stesso modo. Israele respinge del tutto le accuse false ed assurde mosse dalla Cpi, ossia da una istituzione politica prevenuta e discriminatoria", guidata per giunta da un procuratore capo "corrotto". La Cpi – ha rilevato Gallant – "ha messo sullo stesso piano Israele e i capi omicidi di Hamas, e ha così legittimato la uccisione di bebé, le violenze sessuali sulle donne, il sequestro di anziani. Si tratta di un precedente pericoloso contro il diritto alla difesa, così si incoraggia il terrorismo".
Secondo i giudici "vi sono fondati motivi per ritenere che Netanyahu e Gallant abbiano privato intenzionalmente e consapevolmente la popolazione di Gaza di beni essenziali alla sopravvivenza". Quando c’è stata, l’assistenza umanitaria secondo la Cpi "è stata minima". Le restrizioni "non avevano giustificazione di carattere militare". Accuse respinte con sdegno dall’esercito secondo cui al contrario esso ha consentito ingressi costanti a Gaza di centinaia di camion di aiuti.
Fra le prime reazioni quella, compiaciuta, di Hamas, malgrado la Cpi abbia accusato di crimini contro l’umanità anche i suoi leader Sinwar, Hanyeh e Deif (tutti morti nel frattempo). I mandati contro Netanyahu e Gallant sono, secondo Hamas, "un passo importante verso la giustizia e verso le vittime". Secondo Josep Borrrell i Paesi dell’Ue devono adesso sentirsi "vincolati per attuare la decisione della Cpi". Dura invece la posizione degli Stati Uniti che denunciano "errori procedurali". "La Cpi non ha comunque giurisdizione in materia", secondo gli Usa. Israele si attende che gli Usa annuncino a loro volta sanzioni verso la Cpi, prima ancora dell’insediamento di Donald Trump alla Casa Bianca.