di Lorenzo Bianchi
Nonostante lo scetticismo di Israele, continua la trattativa per il rilascio dei 239 ostaggi rapiti da Hamas la mattina del 7 ottobre. Una fonte di alto livello dello Stato ebraico avrebbe rivelato al Washington Post che un accordo è vicino e che "lo schema generale è stato concordato". L’intesa dovrebbe essere resa pubblica entro pochi giorni. Settanta persone, tutte donne e minori, verrebbero rilasciate a gruppi in cambio di detenuti in Israele dello stesso sesso e della stessa età. Secondo fonti arabe sarebbero 120. Questo il numero indicato al giornale statunitense la settimana scorsa da un non meglio identificato "responsabile arabo".
Israele accetterebbe un cessate il fuoco temporaneo, che potrebbe durare anche cinque giorni, per permettere il passaggio sicuro degli ostaggi e l’arrivo di aiuti per la popolazione civile di Gaza. Gerusalemme però afferma di non avere prove che i sequestrati dai miliziani del Movimento di Resistenza Islamica siano ancora vivi. Il ministro degli esteri Eli Cohen ha fatto notare che la Croce Rossa non li ha incontrati. Abu Obeida, il portavoce delle Brigate Ezzeddin al Qassam, il braccio armato di Hamas, in una registrazione audio sostiene che "il nemico sta procrastinando". Ieri il presidente americano Joe Biden ha ostentato ottimismo: "Credo che avverrà". E ad aumentare le speranze è stato il blitz nel pomeriggio del capo dello Shin Bet israeliano Ronen Bar al Cairo, dove ha incontrato alti esponenti egiziani con i quali si sta trattando anche assieme al Qatar. "Sappiamo che una decisione può essere presa stanotte", hanno scritto in un comunicato le famiglie degli ostaggi, chiedendo ai vertici israeliani di "non fermare l’intesa".
Dalla Striscia arrivano notizie raccapriccianti, anche se Margaret Harris, la portavoce dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, ha dato la notizia che l’ospedale al Shifa, il più grande di Gaza City, "continua a operare grazie agli sforzi eroici dello staff" per curare i 600 pazienti che sono rimasti nelle corsie assieme a migliaia di sfollati. Solo lunedì sono morte venti persone. La struttura sanitaria è circondata dai carri armati.
Le Forze israeliane di Difesa sospettano che in un bunker sotto l’ospedale si nasconda Yahiya Sinwar, 61 anni, capo di Hamas a Gaza e uno dei cervelli che hanno concepito e diretto la carneficina del 7 ottobre. Nel cortile dell’al Shifa sono arrivati i cani. Si sono avvicinati ai cadaveri, li hanno annusati e divorati. Il direttore Mohammed abu Salmiya ha ordinato di scavare una fossa comune nella quale sono stati sepolti 179 corpi.
"C’erano salme – ha spiegato - che bloccavano i corridoi del complesso ospedaliero e le celle frigorifere degli obitori non hanno più corrente, perché ormai siamo privi di carburante". Fra i sepolti anche 7 bambini e 29 pazienti che si trovavano in terapia intensiva.
"Non sosteniamo attacchi agli ospedali", "gli ospedali e pazienti devono essere protetti", "le azioni di Hamas non diminuiscono la responsabilità di Israele nella protezione dei civili", ha detto il portavoce del consiglio per la sicurezza nazionale Usa John Kirby in un briefing a bordo dell’Air Force One che sta portando Joe Biden a San Francisco per il vertice con il presidente cinese.
Intanto, l’esercito israeliano ha confermato la morte di Noa Marciano, una soldatessa di 19 anni rapita il 7 ottobre. Sostenendo che l’aveva uccisa un raid aereo, Hamas l’aveva esibita in video prima viva e poi priva di vita su un lenzuolo insanguinato.