
Israele ritarda a sorpresa la scarcerazione di 600 prigionieri palestinesi "Prima vogliamo indietro tutti gli ostaggi. La Striscia sarà smilitarizzata".
La sorte della tregua a Gaza è nuovamente sospesa a un filo dopo che Israele ha rinviato a sorpresa la scarcerazione di 600 prigionieri palestinesi, fissata per sabato subito dopo la liberazione di sei ostaggi. In seguito alla diffusione di un nuovo video di Hamas – che mostrava due giovani ostaggi israeliani costretti a seguire da vicino, impotenti all’interno di un veicolo di Hamas, la liberazione di tre dei loro compagni – Benjamin Netanyahu ha intimato ai Paesi mediatori che sia messa fine a questo genere di umiliazioni.
Anche Hamas si è rivolto ai mediatori, per obbligare Israele a rispettare gli accordi. L’emissario personale di Donald Trump, Steve Witkoff, ha fatto sapere che tornerà mercoledì per garantire che non sia in alcun modo deragliata la seconda fase della tregua: quella che almeno di fatto dovrebbe mettere fine al conflitto a Gaza.
Ma in una cerimonia militare Netanyahu ha confermato che Israele intende ancora perseguire tutti gli obiettivi della guerra: "Rivogliamo indietro tutti gli ostaggi, nessuno escluso. Hamas non potrà più governare a Gaza. La Striscia dovrà essere smilitarizzata e le milizie verranno disarmate". L’esercito ha intanto rafforzato le proprie forze attorno a Gaza, segnalando così a Hamas che Israele si tiene pronto a combattere in ogni momento. Intanto l’esercito è impegnato però in una massiccia operazione nel nord della Cisgiordania contro infrastrutture di milizie locali ben armate e dotate di grandi quantità di esplosivi trafugati, a quanto pare, su iniziativa dell’Iran.
A Jenin, per la prima volta in 20 anni, sono ricomparsi i carri armati israeliani. Il ministro della Difesa Israel Katz ha reso noto che 40mila abitanti dei campi profughi di Jenin e di Tulkarem sono già stati costretti a sfollare. Quelle aree, ha aggiunto, saranno presidiate dall’esercito per almeno un anno durante il quale gli abitanti non potranno fare ritorno. Una replica dunque della prassi utilizzata a dicembre dall’esercito nel nord della Striscia di Gaza. Hamas ha subito fatto appello alla popolazione affinché inasprisca la lotta contro gli occupanti. Sul sito Ynet l’analista militare Ron Ben Yishai ha avvertito che la decisione di Katz rischia di rivelarsi controproducente: perché mina alla base la legittimità della vasta operazione anti-terrorismo e perché destabilizza l’Autorità nazionale palestinese di Abu Mazen, a tutto vantaggio delle forze eversive.
In Israele resta intanto viva l’emozione per la tragica fine di Shiri Bibas e dei due figlioletti Kfir e Ariel, rapiti dal loro kibbutz il 7 ottobre. I loro resti sono stati restituiti alcuni giorni fa e ieri, contro il parere della famiglia, Netanyahu ha rivelato l’esito degli esami condotto nell’Istituto di medicina legale. "Già nei primi giorni di guerra – ha affermato – sono stati uccisi a sangue freddo dai loro carcerieri. Hanno soffocato quei fragili bambini con le loro stesse mani. Se solo potessero quegli assassini farebbero altrettanto con ciascuno di noi". Dal pubblico si sono elevate voci di protesta: "Vergogna! Perché non li avete salvati?". La famiglia Bibas ha intanto reso noto che i funerali si svolgeranno mercoledì in forma ristretta in un piccolo villaggio del deserto del Negev. L’itinerario del convoglio funebre sarà pubblicato per tempo per consentire al pubblico di porgere dai margini delle strade un estremo a saluto alla famiglia divenuta per la nazione il tragico simbolo del 7 ottobre.