Aperto e subito richiuso. Come aveva annunciato il presidente Biden, il valico di Rafah tra Egitto e la Striscia di Gaza è stato aperto alle 10 di ieri mattina e 20 camion a doppio container di aiuti sono potuti entrare. Ma serve molto di più, ben oltre il triplo di quanto entrato, e serve ogni giorno. Invece gli aiuti sono “spot“. E l’apertura del valico non ha riguardato i palestinesi con doppio passaporto, o i feriti, che restano bloccati a Gaza. Un appello per un cessate il fuoco umanitario a Gaza, che permetta l’immediato e illimitato accesso di aiuti, è stato lanciato da cinque agenzie delle Nazioni Unite. Ma il “mondo“, si è visto al Cairo, non riesce a trovare l’intesa neppure su una dichiarazione congiunta.
Gli Stati Uniti sembrano disponibili. "Chiediamo a tutte le parti – ha detto il segretario di Stato Antonio Blindare – di mantenere il valico di Rafah aperto per consentire il continuo movimento di aiuti che è imperativo per la popolazione di Gaza. E siamo stati chiari: Hamas non deve interferire con la distribuzione dell’assistenza tesa a salvare vite". Al momento non si sa se e quando altri carichi passeranno. "Gli aiuti giunti oggi – osserva la Mezzaluna Rossa – sono un barlume di speranza ma una goccia nel mare. Inoltre, senza carburante che entri nella Striscia di Gaza per sostenere la produzione di elettricità, migliaia di vite palestinesi rischiano di morire negli ospedali".
Ma su questo Israele non sente ragioni. "Il carburante – ha detto il portavoce delle forze israeliane (Idf), Daniel Hagari – non entrerà a Gaza: solo alimenti, acqua e forniture sanitarie". Intanto il conto alla rovescia è cominciato. "Israele è pronto e in allerta per entrare nella prossima fase della guerra, che è una manovra di terra, e inizierà questo passo in un momento di sua scelta" ha detto Avichay Adraee, uno dei portavoce dell’Idf. Intanto, aumenteranno gli attacchi aerei. "Approfondiremo i nostri strike – ha annuciato in serata il contrammiraglio Hadari – per minimizzare i pericoli per le nostre forze nelle prossime fasi della guerra. Aumenteremo gli attacchi da stanotte (la notte passata, ndr)".
"Entreremo nella Striscia di Gaza – ha detto il Capo di stato maggiore Herzl Halewi parlando agli ufficiali della storica brigata di fanteria Golani, schierata nei pressi di Gaza – con la missione di distruggere le forze e le infrastrutture di Hamas. Il nemico ci sta preparando molte trappole, ma anche noi abbiamo in serbo sorprese per il nemico". Hamas intanto tenta di mettere in cattiva luce Israele in ogni modo: ieri ha detto che Hamas "intendeva rilasciare altri due ostaggi per ragioni umanitarie", ma "Israele ha rifiutato di accoglierli". Il che pare incredibile. Ieri si era diffusa la notizia che Biden avrebbe chiesto di posticipare l’operazione di terra per liberare altri ostaggi, ma la Casa Bianca ha poi smentito la notizia. Di certo Biden sarebbe preoccupato della strategia bellica israeliana e avrebbe avvertito il governo israeliano di evitare attacchi contro Hezbollah per non allargare il conflitto.
Cresce la consapevolezza che quando partirà l’operazione di terra, molto probabilmente Hezbollah aprirà il secondo fronte. A dirlo apertamente è stato il suo vice leader Sheik Naim Kassem: "Stiamo già nel cuore della battaglia. Se Israele fa un intervento di terra a Gaza, noi entreremo in guerra". "Hezbollah – ha ribattuto il ministro della Difesa israeliano, Yoav Gallant – ha deciso di partecipare ai combattimenti e sta pagando un alto prezzo. Presumo che le sfide diventeranno più grandi, e bisogna tenerne conto, per essere pronti". Oramai è solo questione di quando le truppe muoveranno su Gaza. Non se. Il problema è se dovranno combattere o no anche con Hezbollah.